L’imbarazzo della sinistra tra pacifisti e anti-Usa

Laura Cesaretti

L’ ultima acrobazia del «pacifismo» di sinistra – non potendo attaccare direttamente Zelensky nel giorno della sua visita ufficiale in Italia – è quella di gridare alla «censura» contro il fisico Carlo Rovelli, che avrebbe dovuto rappresentare l’Italia alla Fiera del Libro di Francoforte. Dopo i suoi exploit anti-occidente e anti-Kyev, gli organizzatori hanno ritirato l’invito (ieri sera già reiterato) per evitare «nuove polemiche».

E allora eccoli lì, a denunciare con torni tonitruanti il crimine contro «la libertà di pensiero», come fa Giuseppe Conte mettendosi subito in prima linea: «Ma neppure in una fiera del libro si dà spazio al libero pensiero? – si chiede il capo 5S – Neppure nel santuario del libero confronto di idee è concesso mettere in discussione il pensiero unico dominante? Vergogna!».

Il «pensiero unico dominante» sarebbe ovviamente quello che dice che in Ucraina c’è un aggressore e un aggredito, c’è un regime totalitario che cerca di invadere e distruggere un paese democratico e filo-europeo, e che dunque è doveroso aiutare chi resiste per difendere la libertà.

A Conte si accoda subito la sinistra del Pd, a cominciare dal personaggio che Elly Schlein ha scelto come responsabile Cultura, ossia l’ex santorino Guido Ruotolo: «Siamo preoccupati per il clima di censura che si respira in Italia (anche se la Buchmesse è in verità a Francoforte, ndr), a Rovelli fanno pagar care le critiche al governo». Anche la responsabile Donne dem D’Elia insorge: «É molto grave per la democrazia in questo paese che Rovelli sia censurato e non possa rappresentare l’Italia».

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