Elezioni Turchia, Erdogan costretto al ballottaggio: accuse incrociate sui conteggi, grande sfida il 28 maggio
Chi vota per Erdogan, però, non vuole parlare. Un paio di donne velate ci voltano le spalle a Cihangir, un quartiere dietro piazza Taksim, a Istanbul. Fulya, 30 anni, vota per il Green Party, il partito verde che ospita tra le sue fila i candidati del filocurdo Hdp: «Alle presidenziali scelgo Kiliçdaroglu, non mi fa impazzire ma è l’unica». Poco più in là c’è Inan che fino a due elezioni fa era un fan del «Reis» ma ora vota l’opposizione: «Voglio vedere al governo una persona calma che non urla. Erdogan insulta le persone». Amir, capelli lunghi, jeans strappati, sussurra che vuole il cambiamento e se ne va.
A Galata, in un seggio che dovrebbe essere più conservatore, una donna ci si avvicina spontaneamente e sussurra: «Chiunque ma non Erdogan». Kerem, 25 anni, è disilluso: «Volevo un candidato giovane, quindi mi astengo». A Kasimpasa, dove è nato Erdogan, tre uomini fumano nervosamente: «Noi non parliamo perché la nostra deve essere l’ultima parola». Una ragazza interviene: «Non saremmo qui se non ci fosse stato Atatürk!».
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