L’Europa, le regole fiscali e la sovranità nazionale
Nella sua recente intervista a Vogue, la leader del Pd, Elly Schlein, ha detto che «1 km di pista ciclabile fatta bene può creare 4/5 posti di lavoro». Per carità, se obblighiamo chi traccia la linea a farlo con l’Uniposca magari arriviamo anche a una quarantina. Ma in che modo «posti» di questo tipo possono essere sostenibili, per usare una parola di moda?
La spesa pubblica può essere finanziata in due maniere: attraverso le tasse, inclusa la tassa da inflazione, o attraverso il debito, cioè attraverso tasse che pagheranno i nostri figli. Tertium non datur. Per quanto i costituenti, inclusi quelli più di sinistra, non potessero nemmeno immaginare un Paese nel quale la metà del prodotto viene gestita e diretta dallo Stato, avevano colto l’essenza del problema. I politici tenderanno a spendere indebitandosi, cioè lasciando il conto alle generazioni future. L’articolo 81 era un tentativo di circoscrivere il problema. Lo stesso si può dire delle regole fiscali europee. Che non minacciano la sovranità nazionale ma semmai la tutelano, se la società, per citare il padre del conservatorismo, è un patto «tra coloro che vivono, coloro che sono morti e coloro che devono ancora nascere».
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