Il governo ben saldo. “E ora le riforme e le prossime sfide”. Esultanza di Salvini
E Ancona? La città chiave di questa tornata elettorale, storica roccaforte rossa, è ancora in bilico e chissà come andrà a finire. Latina intanto passa al centrodestra e Brescia resta al centrosinistra, mentre i sindaci di sette capoluoghi verranno assegnati soltanto al secondo turno. Quindi pazienza, per valutare meglio l’esito del primo duello Giorgia-Elly bisognerà aspettare due settimane, ma insomma, «nel frattempo siamo in testa 5 a 2», dicono a Palazzo Chigi. Dopo il voto dei 600 comuni sparsi nel Paese Giorgia infatti si sente più salda. «E adesso sotto con le riforme istituzionali», dice. «Grande soddisfazione» viene messa a verbale pure da parte di Matteo Salvini, contento «per la netta crescita della Lega sia in termini di consensi che di sindaci e consiglieri eletti».
Nessuna spallata, niente effetto Schlein, a sei mesi dall’insediamento il governo può concentrarsi sull’agenda. O meglio, sulle agende, visto che nella maggioranza i programmi non sempre coincidono alla lettera. Per la Meloni al primo posto c’è «la sfida per la stabilità degli esecutivi», presidenzialismo o premierato poca importa, perché, come ha ripetuto chiudendo la campagna elettorale a Brescia, «quello che conta è rimettere il potere di scelta ai cittadini». Salvini invece punta più sull’autonomia regionale. «L’obbiettivo di fine legislatura è quello di arrivare a un’Italia federale, con i cittadini che eleggano direttamente il presidente del Consiglio o il capo dello Stato».
Sfumature? Strade parallele che convergeranno? Il leader della Lega anche davanti ai seggi ha smentito frizioni e divergenze significative con Giorgia e la premier sostiene di essere «stanchissima ma tranquilla». L’idea di tutti, rilanciata pure con gli incontri con Silvio Berlusconi, è di andare avanti per cinque anni, «perché c’è un Paese da cambiare», con la consapevolezza però, ricordano da Palazzo Chigi, che «ci aspettano settimane particolarmente impegnative». Se il viaggio di Zelensky a Roma ha rafforzato la posizione internazionale dell’Italia, ora il governo dovrà mettere la testa su alcuni dossier cruciali, dall’economia ai rapporti con la Francia al Pnrr: Bruxelles, che vuole più riforme e la ratifica del Mes, ancora non ha pagato la terza rata dei fondi del piano. E le agenzie di rating ci hanno messo nel mirino.
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