Maltempo e alluvione in Emilia-Romagna, il climatologo: «Mai così tanta acqua in sole due settimane»
di Alessandro Fulloni
Massimiliano Pasqui, climatologo e ricercatore del Cnr, parla della situazione soprattutto in Romagna: «Superata in un giorno la media trentennale dell’intero mese di maggio. Due eventi in sequenza rari». «La siccità? I terreni perdono la capacità di assorbire: così si spiana la via agli allagamenti»
«Cosa sta succedendo, soprattutto in Romagna? La sintesi è questa: siamo davanti a un evento fotocopia di quanto ha già martoriato queste province un paio di settimane fa, tra il 1 e il 4 maggio. Stesse condizioni meteo, con una circolazione ciclonica, ovvero il maltempo, molto stazionaria, che si muove con lentezza. E che soprattutto è sopraggiunta ribaltando lo scenario di siccità che sull’intero Mediterraneo, al riparo dell’anticiclone delle Azzorre che ha ceduto repentinamente, andava avanti da mesi». Massimiliano Pasqui, climatologo e ricercatore del Cnr, sta monitorando in diretta la valanga d’acqua che si sta riversando tra Ravenna, il Forlivese, il Bolognese e le città nel Nord delle Marche. «Per dare un’idea: negli ultimi due mesi da queste parti è caduta il doppio della pioggia che scende normalmente. Ma il punto grave è che le precipitazioni si sono concentrate in pochi giorni, appunto tra il 1 e il 4 maggio e dalla mezzanotte del 15».
La situazione maltempo in Emilia-Romagna, in diretta
I numeri evidenziati dal climatologo, e che riguardano gli abitati in pianura, aiutano a capire meglio: su Cesena, tra le località che più stanno soffrendo, in 18 ore si sono abbattuti 70 millimetri di pioggia a fronte di una media che, nell’intero maggio, negli ultimi trent’anni è stata di 52 millimetri. A Faenza, sommersa due volte in 15 giorni, siamo a 70 millimetri contro una media di 57. A Bologna e Ancona siamo lì: rispettivamente 50 e 40 millimetri contro i passati 66 e 55. Pasqui scuote la testa: «Questa seconda ondata piovosa si è abbattuta sulla Romagna, lambendo parte dell’Emilia e delle Marche, dopo che il territorio era ancora vulnerabile per le conseguenze della prima».
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