Harry e Diana

di Massimo Gramellini

Ovvero: lo strano caso di un orfano che cerca di far rivivere sua madre dentro di sé. Ci vorrebbe uno psicanalista per spiegarci se quella di Harry Windsor sia una scelta inconscia o un desiderio consapevole, in parte suggerito da una moglie forse troppo spregiudicata.

Sta di fatto che il secondogenito di Diana si è infilato con voluttà nei panni ereditari della vittima incompresa e perseguitata. E, dopo avere intentato cause giudiziarie all’universo mondo, persino al governo britannico reo di non pagargli più la scorta, l’altra sera ha sostenuto che lui e la moglie, con l’aggiunta della suocera, sono stati inseguiti dai paparazzi per le strade di New York, sfiorando la replica della tragedia che consegnò Diana Spencer al mito popolare.

Realtà o esagerazione? Al di là delle versioni discordanti, è comunque il film che Harry sta girando nella sua testa: la storia di due fratelli precocemente orfani di una principessa ribelle, uno solo dei quali, l’erede al trono, tradisce il mandato materno e si uniforma alla ragion di Stato, diventando il clone dei suoi avi. Mentre l’altro – il cadetto, lo scarto, lo “spare”- resta fedele alla missione di Diana, quella di scardinare il perbenismo della Casa Reale inglese, al punto da incamminarsi lungo lo stesso destino.

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