Maltempo in Emilia-Romagna, il Veneto salvato dai bacini di laminazione ma in Emilia-Romagna uno su due non funziona
di Pierfrancesco Carcassi
Con la tempesta Vaia del 2018 in Veneto si registrarono 700 millimetri di pioggia in poche ore, ora in Emilia Romagna ne sono caduti 300: il confronto fra le infrastrutture e i sistemi delle due regioni confinanti
La devastazione dell’Emilia Romagna nasce dai 300 millimetri di pioggia in poco più di 24 ore registrati nelle zone più colpite dall’ondata di maltempo degli ultimi giorni: dalle precipitazioni intense che hanno creato l’emergenza più grande dopo il terremoto del 2012; un altro terremoto, come l’ha definito il presidente della Regione Bonaccini. Sono esondati i corsi d’acqua in una cinquantina di punti, le frane sono oltre un centinaio, con conseguenze disastrose: un bilancio, ad ora, di 13 morti, decine di migliaia di sfollati e di persone senza elettricità, centinaia di strade interrotte, danni per miliardi. Eppure quei 300 millimetri non sono neanche paragonabili alla pioggia caduta nel vicino Veneto durante un’altra calamità di proporzioni devastanti: nei giorni segnati anche dalla tempesta Vaia che colpì le montagne del Nordest nel 2018, oltre ai venti da record si registrarono 715 millimetri di acqua in 70 ore. Più del doppio, ma non ci furono allagamenti paragonabili a quelli dell’Emilia Romagna di questi giorni. LEGGI ANCHE
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Le opere nel Veneto
Tra i due territori, la prima differenza che salta all’occhio è data dalle infrastrutture. Il Veneto ha imparato la sua lezione nel 2010. L’alluvione che devastò il Padovano eil Vicentino quell’anno fu l’impulso per realizzare opere anti-alluvionali per un miliardo e mezzo di euro. Senza, 13 anni prima, finì sott’acqua un’area di 140 chilometri quadrati. Tra il territorio sicuro di oggi e i 130 comuni allagati di 13 anni fa ci sono vari bacini di laminazione: soprattutto quello di Caldogno (Vicenza) e quello di Montecchia di Crosara (Verona). Sono grandi vasche in cui convogliare le acque in eccesso dei fiumi, realizzate grazie a fondi di emergenza: nello specifico 3,5 miliardi stanziati con il piano dopo l’alluvione del 2010. «Finora – ha spiegato Giampaolo Bottacin, assessore all’ambiente e alla Protezione civile del Veneto – abbiamo completato 5 bacini, investito 400 milioni in opere di consolidamento, 320 milioni in opere di manutenzione. E siamo solo a metà. Già oggi, però, possiamo dire che c’è stata una svolta importante. Lo testimoniano gli eventi impattanti del 2018, 2019 e 2020». Il caso per eccellenza cui fa riferimento l’assessore è proprio la tempesta Vaia del 2018, durante la quale sono caduti 715 millimetri di acqua in un arco ristretto di tempo. Oltre agli alberi sradicati si sono rotti acquedotti, sono crollati argini, ci sono state 130 frane ma i danni sono stati molto inferiori a otto anni prima.
In Emilia-Romagna 11 sono incompleti
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