Maltempo in Emilia-Romagna, il Veneto salvato dai bacini di laminazione ma in Emilia-Romagna uno su due non funziona
Di fronte a una quantità di precipitazioni molto inferiore, i fiumi dell’Emilia-Romagna non hanno retto: su 23 corsi d’acqua in piena, 22 sono esondati, provocando le scene apocalittiche, che hanno fatto il giro del mondo. La Regione in questi anni ha previsto di costruire ulteriori «casse di contenimento», per sfogare i corsi d’acqua durante fenomeni come quest’ultimo. I cantieri però sono lontani dal termine. Tra il 2015 e il 2022 sono stati destinati oltre 190 milioni di euro per la realizzazione di 23 bacini ma all’esplodere dell’ultima emergenza solo 12 erano funzionanti. Nove sono ancora da finire, altri due funzionano in parte. «In alcuni territori, nelle ultime 24 ore, sono caduti addirittura 300 millimetri di acqua», ha sottolineato il presidente Bonaccini, ricordando come i terreni fossero già saturi d’acqua: «Ci sono infrastrutture quasi spazzate via». Ad aggravare la situazione, poi, il consumo del suolo, cioè l’occupazione di una superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale con una copertura artificiale… In una parola: costruzioni. Sotto questo aspetto, l’Emilia-Romagna è la quarta regione in Italia, con un consumo del 9 per cento, terza regione per incremento del dato. Anche se fa meglio del Veneto – secondo sul podio del cemento in Italia (10,9%), dopo la Lombardia (12,4%) – il dato non è sufficiente a ribaltare gli effetti del maltempo record sul territorio. Così ha dettto l’ultima, ennesima, emergenza.
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