G7: botta e risposta tra Trudeau e Meloni sui diritti Lgbt. Canada “preoccupato”. La premier: “Agiamo come gli altri governi”

Era nell’aria un possibile scontro sui diritti Lgbtq+ al G7, e così è stato. Infatti uno «scambio di opinioni» sui diritti è avvenuto, come riporta il comunicato sul sito della presidenza canadese, tra il primo ministro Justin Trudeau e la premier Giorgia Meloni, nel corso del bilaterale che si è tenuto stamattina a Hiroshima prima dell’avvio dei lavori del G7.

Secondo i media canadesi presenti alla prima parte del bilaterale, Trudeau si è detto «preoccupato da alcune delle posizioni che l’Italia sta assumendo in merito ai diritti Lgbt». La premier, si legge nella nota canadese, «ha risposto che il suo governo sta seguendo le decisioni dei tribunali e non si sta discostando dalle precedenti amministrazioni».

Eppure già a dicembre, nonostante la decisione del tribunale di Roma che aveva dato ragione a due madri che volevano cambiare la dicitura sul documento per garantire l’inclusione delle coppie gay, il governo Meloni aveva fatto retromarcia: il Viminale e il ministero della Famiglia avevano infatti deciso di lasciare tutto come era previsto nel 2019 dal decreto del ministero dell’Interno, di cui allora era titolare Matteo Salvini, con la dicitura «padre» e «madre». «Le parole più belle del mondo», aveva commentato il leader leghista.

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