La famiglia che ha resistito all’alluvione: «I vicini ci portavano il cibo a nuoto»
Ma le richieste di aiuto per ore e giorni sono andate praticamente a vuoto. «Gli unici a rispondere erano i carabinieri che però ci invitavano ad avere pazienza. Dicevano di avere tantissime chiamate e tutti con gli stessi problemi». Giulia e la sua famiglia hanno però potuto contare su una rete di solidarietà fatta di volontari e altri residenti che «erano all’asciutto». «Guadando o nuotando nell’acqua oltre un metro ci hanno portato cibo e acqua. E soprattutto i farmaci salvavita per il nonno».
Le giornate però sono state lunghissime. «Ci sono stati momenti di sconforto e rabbia. Non me la prendo con nessuno perché capisco che è stata una cosa enorme, ma ci sentivamo abbandonati. Tante ore a giocare a carte o parlare tra di noi. Una grazia la presenza del nostro cane: sempre a giocare portava tanta allegria». Impossibile la cura della persona: «Niente doccia e acqua per i servizi igienici».
E poi l’angoscia per altri familiari. «Mia sorella era nelle nostre stesse condizioni. Con la differenza che in casa ha due figli di 6 e 2 anni e gestirli è stata una tragedia. E noi che la sentivamo eravamo ancora più angosciati di loro perché non sapevamo come aiutarli». Interminabili le notti: «Dormivamo chi nel divano, chi in un lettino. Nella stanza da letto abbiamo sistemato i nonni». E alla fine chi vi ha liberato? «Praticamente nessuno. Siamo usciti di casa solo quando l’acqua ha cominciato a defluire».
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