Ravenna da salvare, la Regione Emilia-Romagna cerca di invertire il corso del Canale emiliano-romagnolo
di Marco Madonia
Depositate tonnellate di terra per creare un argine artificiale. La vice di Bonaccini: «Dobbiamo portare le acque verso il Po evitando il Savio in piena»
Ravenna è il secondo comune più esteso d’Italia dopo Roma. Ora il 16% del territorio comunale è stato evacuato e si contano almeno 27mila sfollati. Venerdì pomeriggio 17 camion hanno scaricato tonnellate di terra per realizzare un argine artificiale a protezione della città. Per salvare Ravenna dall’ondata di piena e fango i tecnici sono al lavoro per realizzare quello che non è mai stato fatto prima, vale a dire invertire il corso del Canale emiliano-romagnolo, il più lungo corso d’acqua artificiale italiano che parte da Bondeno (Ferrara) e raggiunge Rimini coprendo una superficie di 336.000 ettari. L’obiettivo è portare l’acqua verso il mare, tramite il Po, allontanandola dal Savio, l’altro fiume in piena in queste settimane di maltempo. LEGGI ANCHE
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L’operazione
“È in corso un’operazione mai fatta prima – ha spiegato Irene Priolo, vicepresidente della Regione–. Proviamo a invertire le acque del “Cer” per portarle verso il cavo napoleonico e il Po e abbiamo chiuso la rotta del Savio”. L’acqua “è sempre più nel Ravennate e va verso il mare – ha aggiunto la vicepresidente con delega alla Protezione civile- lavoriamo per evitare che ci sia ulteriore propagazione delle acque». Il Comune di Ravenna ha evacuato la popolazione in diversi quartieri della città. L’operazione del Canale emiliano-romagnolo è un tentativo di ridurre la quantità di acqua in città. ”Abbiamo lavorato con i Consorzi di bonifica per cercare di trattenere l’acqua nell’asse Cer – ha detto il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale -. L’obiettivo è tenerla lontana dalla città per mandarla verso il Po. Le idrovore sono al lavoro per mandare il più possibile l’acqua verso il mare”.
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