Schlein e Saviano stanno con chi contesta: ecco l’Italia dell’odio
Il fanatismo di nuova generazione si è guadagnato un quarto d’ora di celebrità. Sullo sfondo, la sensazione che la vittoria elettorale del centrodestra abbia spezzato il fiato ai nudi proprietari delle «casematte» di gramsciana memoria. In fondo, la contestazione subita dal ministro Eugenia Roccella al Salone Internazionale del Libro di Torino è tutta qui: intolleranza ed estetica da femminismo woke, con la motivata paura di aver perso il monopolio del settore. É la Cancel culture che tende a distruggere tutto, pure il diritto di parola. La Digos comunque ha fatto partire 29 denunce verso attivisti. La Meloni in serata ha stroncato la contestazione. «Quanto accaduto oggi al Salone del Libro di Torino è inaccettabile e fuori da ogni logica democratica. Altrettanto inaccettabile è l’operazione dei soliti noti di capovolgere i fatti, distorcendo la realtà e giustificando il tentativo di impedire a un ministro della Repubblica di esprimere le proprie opinioni. Come al solito chi pretende di darci lezioni di democrazia non ne conosce le regole basilari», ha detto.
Tra i primi a prendere posizione, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: «Non permettere ad un autore, chiunque esso sia, di poter presentare il suo libro ed esprimere il proprio pensiero perché bloccato da un gruppo di violenti, è un atto antidemocratico e illiberale», ha affermato il capo di Dicastero. Il ministro della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida ha twittato: «Impedire di presentare un libro è come bruciarlo riportando alla mente i peggiori episodi della storia dell’umanità».
Augusta Montaruli, parlamentare di Fdi, ha stigmatizzato la fuga del vertice del Salone che dal 2024 sarà sostituito da Annalena Benini. La deputata era a pochi passi dal direttore quando questi ha mollato la presa sull’evento. «Il direttore Lagioia è andato via balbettando senza permettere a un ministro di parlare e questo è vergognoso ed è ammazzare il pluralismo di cui il Salone è regno».
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