Revisione del Pnrr, il governo si spacca. Salvini a Fitto: “Non rinuncio a un euro”
Luca Monticelli
ROMA. «Il Piano nazionale di ripresa e resilienza va smantellato». La rivoluzione annunciata dal ministro Raffaele Fitto, che il governo conta di chiudere con la Commissione europea entro la fine di agosto, agita il governo. «Nessuna rinuncia ad alcun progetto, vogliamo spendere tutti i fondi», alza la voce il vicepremier e numero uno alle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, sorpreso dall’idea di Fitto che ieri a questo giornale ha raccontato di voler cambiare «profondamente gli obiettivi previsti due anni fa e ormai superati dagli eventi». Fitto considera «gran parte del Pnrr non spendibile», perciò l’esecutivo sta immaginando «un definanziamento di una serie di interventi non strategici su cui c’è la certezza che non si realizzeranno». Secondo il responsabile degli Affari europei le grandi opere dovranno essere tagliate del 30% e occorre anche una riflessione sulle piccole, perché «la polverizzazione in decine di migliaia di progetti» è irrealistica. Giugno 2026, la data limite per gli investimenti, «sembra lontana ma è vicinissima». Dopo aver letto La Stampa di lunedì, Salvini ha parlato con l’esponente di Fratelli d’Italia: «L’obiettivo per quel che riguarda me e il governo è spendere bene tutti i fondi del Piano, soprattutto quelli per le infrastrutture perché abbiamo un gap con altri Paesi europei che dobbiamo colmare. Quindi – sottolinea il segretario della Lega – non è assolutamente in agenda né la restituzione dei soldi né la loro mancata spesa, al massimo si possono rimodulare alcune voci». Salvini ricorda di avere «in portafoglio 40 miliardi di euro da mettere a terra per modernizzare e garantire in sicurezza le infrastrutture, ma se me ne danno di più per l’emergenza idrica per fare dighe e invasi, li spendo».
Fitto sostiene che nell’articolo di ieri siano state riportate «frasi e sintesi» che non ha pronunciato, ma La Stampa conferma ogni parola del colloquio che si è svolto a Modena, a margine del Festival della giustizia penale.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, collega di partito di Fitto, prova a difenderlo: «È stato frainteso», e critica il piano di Mario Draghi: «Quello che è stato fatto in questo Paese lo conoscono tutti, quando furono chieste il massimo delle risorse a debito, quando furono presentati i progetti in pochi giorni, uno accatastato all’altro. Alcuni sono già stati bocciati, pensiamo agli stadi. Non faremo gli stessi errori che hanno fatto i governi precedenti: noi andremo al confronto con Bruxelles preparati e responsabili». Urso assicura che il governo Meloni non voglia smantellare il Pnrr: «Abbiamo sempre ribadito che vogliamo rivedere le risorse destinate ai singoli capitoli per utilizzarle al meglio, per progetti che siano realmente cantierabili nei tempi e nei modi richiesti dalla Commissione europea».
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