Massacri e conquiste: così Prigozhin si è guadagnato la fiducia di Putin (e si permette di chiamarlo «nonnetto»)
di Fabrizio Dragosei
Il leader del Cremlino tollera le uscite del capo della Wagner perché da anni gli garantisce risultati che gli altri ufficiali non sono in grado di ottenere
Il «trionfatore di Bakhmut»,
come sembra ormai volersi dipingere agli occhi dei russi, ha deciso
nelle ultime ore di abbassare leggermente i toni nei confronti
dell’Esercito e del ministro della Difesa. Soprattutto perché Evgenij
Prigozhin vuole ritirare i suoi miliziani dalla città distrutta e
affidarne entro pochi giorni il controllo proprio alle Forze armate
regolari. «Perché sa che altrimenti sarebbe fatto a pezzi»,
dicono gli ucraini. Perché gli uomini della Wagner debbono «riposarsi
nelle retrovie» in attesa di nuovi difficili incarichi, secondo la
versione dell’ex ristoratore, ex rapinatore e ladro diventato indomito
combattente per conto di Vladimir Putin.
E certamente l’aver consegnato al signore del Cremlino l’unica significativa vittoria sul campo da molti mesi a
questa parte aumenta enormemente le sue quotazioni, anche se a Mosca
sono probabilmente più quelli che vorrebbero farlo fuori di quelli che
lo amano. Ma Prigozhin e l’armata privata per la quale è stato scelto il
nome del grande musicista tedesco sono da tempo ormai uno strumento
imprescindibile della strategia di potere e conquista di Vladimir
Vladimirovich. Che si è reso perfettamente conto della inadeguatezza delle strutture ufficiali e per questo tollera le uscite fuori le righe di Prigozhin,
perfino quando parla, ovviamente riferendosi a lui, di un «nonnetto
felice convinto che tutto vada bene». E si chiede, «in via puramente
ipotetica», se poi non verrà fuori che «questo nonnetto è un co…
patentato».
Il fatto è che da molti anni, almeno dal 2014, Prigozhin porta a casa risultati, con metodi assolutamente non ortodossi che gli altri luogotenenti dello Zar nemmeno riescono a immaginare.
Prima la nascita della milizia privata, fatta creare dall’ex tenente
colonnello del Gru (il servizio di spionaggio militare) Dmitrij Utkin
(Wagner era il suo nome di battaglia) e utilizzata nell’invasione della
Crimea e nel Donbass. Poi le iniziative, tutt’ora parzialmente in corso, in diversi paesi africani, soprattutto Repubblica Centroafricana e Libia, oltre che in Siria.
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