Rai, lo storico Cardini: “Troppa lottizzazione, Meloni non si fida di nessuno”
Francesco Rigatelli
Professor Franco Cardini, da insigne storico lei venne chiamato nel cda Rai dell’era Moratti, cosa pensa delle nomine?
«Troppa
lottizzazione. Meloni non si fida dei suoi, figurarsi degli altri.
L’occupazione di sedie e strapuntini è un sistema verso cui il governo
non mostra discontinuità. Il fatto poi che la destra non abbia
personalità sufficienti è comprensibile, perché per tre quarti di secolo
è stata considerata appestata e non ha maturato molti elementi
politico-intellettuali».
Che Rai ci vorrebbe?
«Ricordo
sempre che la tv francese e quella tedesca hanno fatto il canale Arte
insieme, mentre noi nulla. Non bastano Paolo Mieli e Corrado Augias per
educare le masse. Sarebbe ora di puntare su dei giovani storici, e lo
dico da anziano che non smania di apparire».
Qualche nome?
«Oltre
a dei grandi come Alessandro Barbero e Massimo Cacciari, vorrei vedere
Antonio Musarra, Francesca Roversi Monaco e Barbara Frale».
Ha visto che Lucia Annunziata si è dimessa in polemica con le scelte del governo?
«Mi
chiedo se condividesse le modalità dei governi precedenti, questo non
ce l’ha ancora detto. La sua lettera è coerente con la sua personalità
seria e preparata, ma spero non serva a mettere la base per un rientro
prima o poi».
Per il direttore del Salone del libro Lagioia l’egemonia culturale della sinistra è un’ossessione della destra, è così?
«È anche un’ossessione della sinistra imposta all’opinione pubblica, ricordo il film La terrazza di Ettore Scola».
Eppure mai come ora si è vista tanta ricerca di spazi…
«Con
i risultati che vediamo. Chi sono gli intellettuali di destra?
Buttafuoco è un caro ragazzo filoislamico, ma non basta. Bruno Guerri?
Sta bene solo al Vittoriale. Veneziani? Un bravo scrittore, non un
intellettuale. Con loro si va poco lontano. L’egemonia della sinistra, a
sua volta egemonizzata dal Pci, era di un altro livello».
Che consigli può dare?
«La
destra esca dal recinto e dia spazio alla società civile, agli
scienziati e agli artisti meritevoli. Ci sta provando, ma in modo
maldestro».
C’è un fascista in fondo al cuore di tanti democratici, come ha detto Recalcati a proposito del caso Roccella?
«Nel mio di sicuro, ma io non sono democratico. Almeno non nella maniera ideologica o teologica che si porta».
Si sente per caso aristocratico?
«Non
siamo ai tempi di Cesare o Pericle, quando sarei stato dalla parte dei
plebei. Oggi mi definisco un cittadino che crede nelle leggi e pensa che
siano migliorabili. E dopo essere stato un missino poco convinto,
europeista non nazionalista, dagli anni ’60 sono un cattolico,
socialista ed europeista, in questo ordine».
Cosa le ha fatto la democrazia?
«Il
sistema rappresentativo è diventato elitario e dominato da tre forze:
finanza, economia e tecnologia. Chi le gestisce esprime i politici che
poi vengono eletti attraverso un metodo controllabile».
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