Rai, lo storico Cardini: “Troppa lottizzazione, Meloni non si fida di nessuno”

Cosa pensa dell’abuso di fascismo e antifascismo?
«Il peggio. La mia professione mi impone di mettere in ordine fonti, documenti e definizioni. Da un po’ di tempo invece avverto una metafisica della Storia. Per esempio, il fascismo male assoluto è filosofia non un concetto storico. E questo vale anche per l’antifascismo, se si scende dal pero. La verità è che la categoria della violenza è condivisa da gran parte della Storia e così pure quella della dittatura».

La Storia italiana non invita a una particolare sensibilità?
«È proprio quello che intendo. Il fascismo andrebbe maneggiato con cura. Per esempio non è il razzismo, che negli anni ’30 era diffuso e presente anche nella scienza».

Il fascismo però è soprattutto il trauma della dittatura. Oggi esiste un rischio autoritarismo?
«Il rischio c’è sempre, ma si torna al fatto che l’autoritarismo non è solo fascista».

Nella Storia italiana però…
«Anche Giolitti non scherzava, i suoi mazzieri erano i predecessori degli squadristi. E su molti temi, non sulla guerra, andava d’accordo con Mussolini».

E oggi cosa rischiamo?
«La stessa democrazia fondata sulla maggioranza tende all’autoritarismo. E le maggioranze sono malleabili. Quando ci troviamo di fronte a un problema complesso come la guerra in Ucraina e l’Italia si divide in due, con un Paese reale pieno di dubbi e uno ufficiale che tenta di attutirli o addirittura zittirli, non è una strada che porta alla dittatura?».

Quali sono questi dubbi?
«Si fa finta di non sapere che la guerra inizia nel 2014 da una politica della Nato aggressiva, il cui confine è anche una linea di fuoco con missili nucleari».

L’invasione dell’Ucraina però l’ha fatta la Russia…
«La risposta a una provocazione della Nato, organizzazione imperialista al servizio del potere Usa, che fa il suo mestiere ma non mi vengano a dire che cerca la pace. E penso il peggio di Putin, ricordo i suoi crimini ceceni per esempio».

Come si spiega l’atlantismo di Fdi?
«Fa parte di un cammino di regressione iniziato dal Msi, che soffocò l’europeismo nascente nella base. E questo dimostra il loro umorismo quandosi dicono sovranisti. Non dico faccia tosta, perché in Fdi ho tanti amici compresa Giorgia. E lei è tutt’altro che stupida, perché sa di non essere sovranista infatti si definisce conservatrice».

E in quello è credibile?
«Mi piacerebbe sapere cosa intende. Forse si rifà ai conservatori inglesi, che sono sempre stati i rappresentanti dell’Occidente perché tenevano in mano le terre governando gli oceani?».

Da Churchill a Meloni?
«Lei non è fascista, allora cosa vuol conservare? Il Risorgimento? Finì male… La Prima Repubblica? Non credo. Il cattolicesimo, ma non basta. Insomma, solo un lord vuole conservare».

Dunque Meloni tenta una specie di trapianto culturale?
«Sì, ma allo stesso tempo fa il gioco delle tre carte tenendo insieme sovranismo, nazionalismo, conservatorismo, atlantismo ed europeismo».

Ce la farà?
«Vedremo, le suggerirei la biografia di Carlo V di Giuseppe Galasso che spiega il suo ruolo del giocoliere tra Sacro Romano Impero e modernità. Lei deve rifondare l’identità italiana, per esempio promuovendo la natalità altrimenti il Paese si estinguerà».

L’incertezza sulla riforma presidenzialista è un sintomo di questa confusione?
«Non risolverebbe nulla e in Francia o Usa funziona male. Il rischio sarebbe di trovarsi a scegliere tra Ilary Blasy e Fedez».

LA STAMPA

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