Fmi boccia le promesse di Meloni: “La flat tax è irrealizzabile. E sulle pensioni serve una stretta”
Ancora, le banche. Una tassa aggiuntiva sugli utili bancari, si sottolinea, «tenderebbe a ridurre i tassi di interesse sui depositi, aumentare il costo dei prestiti e ridurre l’importo dell’intermediazione finanziaria in un momento in cui il volume dei prestiti è già in calo». E poi la previdenza. «Per contenere la spesa legata all’invecchiamento» della popolazione in Italia «l’età pensionabile dovrebbe essere collegata all’aspettativa di vita e le prestazioni dovrebbero essere maggiormente allineate con i contributi, mentre i regimi di prepensionamento dovrebbero essere aboliti». Una sfida per il governo Meloni. Come anche l’invito successivo, ovvero l’adozione di un modello di Fisco che «incoraggi l’occupazione, abolisca le spese fiscali inutili, rafforzi la riscossione delle entrate e tuteli la progressività». Il contrario della flat tax.
La critica del Fondo non è stata isolata. Prima la Commissione europea, poi Bankitalia, la Corte dei Conti, infine l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), intervenendo con una memoria sul ddl delega per la riforma fiscale ha sottolineato come il passaggio dagli attuali scaglioni Irpef a uno schema di progressività ad aliquota unica «determina effetti redistributivi che penalizzano i soggetti con redditi medi e favoriscono quelli con redditi più elevati a meno di rinunciare a una elevata quota di gettito», inoltre non si esclude che «i decreti attuativi possano essere finanziati anche ricorrendo all’indebitamento netto». Una «modalità – spiega l’Upb – inappropriata per le conseguenze negative sull’equilibrio dei conti pubblici». La Lega, però, con i suoi emendamenti, insiste.
La risposta di Palazzo Chigi non si è fatta attendere. La premier, Giorgia Meloni, ha rimarcato che il lavoro dell’esecutivo è concentrato sul taglio al cuneo fiscale: «La prima sfida è renderlo strutturale, la seconda è allargarlo».
LA STAMPA
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