L’egemonia culturale a destra è solo potere

Marco Follini

Caro direttore, l’egemonia culturale è quella tal cosa che la politica dovrebbe cercare prima del potere, o magari dopo il potere. Mai durante. Prima, è una preparazione. Dopo, può essere un rimpianto. Durante, è quasi sempre un equivoco e spesso diventa un abuso. Già, perché i tempi della politica e quelli della cultura non coincidono quasi mai. E quando si prova a farli coincidere si tratta quasi sempre di una forzatura. Si pretende che la lettura di qualche libro, la frequentazione di qualche teatro, l’accumulo di qualche conoscenza in più determinino un maggior diritto a guidare la carovana del potere. Ma più spesso avviene il contrario. E cioè avviene che chi si trova a guidare i ministeri abbia altro da fare, e semmai attinga a quelle conoscenze e frequentazioni che appartengono a prima. O magari si riservi di tornare sull’argomento quando avrà più tempo per farlo.

Non a caso nella Prima Repubblica questa egemonia fu appannaggio dell’opposizione. Come a voler compensare la sinistra del suo mancato approdo al governo quasi offrendole in cambio una sorta di maggioranza culturale, fatta di libri, film, quadri, cattedre e insegnamenti. Cosa della quale all’epoca si lamentavano un po’ tutti, coloro che ne beneficiavano e coloro che se ne sentivano vittime. Ma che tutto sommato concorreva, suo malgrado, a migliorare gli uni e agli altri.

Ora invece si pretende che il governo, la maggioranza, la nuova destra che si sta affermando traggano dai voti che hanno in più un diritto (e un dovere) supplementare a guidare le coscienze. Circostanza che per alcuni diventa banale occupazione dei posti ma per altri finisce per sublimarsi nel faticoso compito di illuminare le menti degli italiani. Così, una sicura furbizia e una pretesa virtù finiscono per darsi la mano ponendo all’ordine del giorno la questione di una nuova egemonia culturale.

Non si offenda nessuno: è la strada più sbagliata. Perché la cultura politica è l’apprendistato dei governi, non il loro effetto collaterale. E tanto più chi ha in mano le redini del paese, o almeno dei suoi centri politici, dovrebbe capire che alle sue fortune concorrono sempre in maggior misura coloro che pungolano a far meglio piuttosto che coloro che vorrebbero certificare che s’è fatto benissimo.

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