L’estate dei lavoratori introvabili
A rendere difficile il reperimento di addetti, però, è soprattutto il “mismatch”, ovvero il disallineamento tra offerta e domanda di lavoro. Per superare i problemi il 43% delle imprese ha fatto leva innanzitutto sull’offerta economica, sotto forma di incentivo (27%) o retribuzione maggiore rispetto al contratto collettivo nazionale di lavoro di riferimento (16%). Il 19%, invece, si è rivolto ad un’agenzia di lavoro privata. Il 31%, però, non è riuscito comunque a trovare gli addetti necessari, e per far fronte alla carenza progetta di tagliere i servizi offerti ai clienti.
Anche le agenzie per il lavoro confermano il momento difficile. Nei primi 5 mesi del 2023, ad esempio, «Lavoropiù», agenzia del lavoro con sede a Bologna presente in 80 città italiane, ha gestito 625 ricerche relative a tutte le mansioni del settore commercio/turismo, di queste 249 pari al 38,9% sono ancora aperte, quindi non soddisfatte. Le figure maggiormente richieste sono l’addetto mensa (26% di tutte le ricerche inserite ad oggi), il receptionist (14%) e il barista (11%). Quelle invece con più posizioni ancora aperte in valore assoluto sono ancora una volta il receptionist (40), il cameriere di sala (33) e l’aiuto cuoco (24). Le mansioni, infine, più difficili da reperire in termini percentuali sono il manutentore d’albergo (92% di inevase), il segretario di ricevimento (80%) e il capo ricevimento (75%). Significativo il dato dell’Emilia Romagna, che ha originato quasi metà di tutte le ricerche: il 30,4% risulta ancora inevaso e il maggior numero di ricerche aperte si registra per cameriere di sala (16), barista (13) e addetto mensa (11); mentre per percentuale di ricerche inevase troviamo: cuoco (80%), aiuto cameriere (67%) e cameriere di sala (55%).
«Il problema della carenza di personale nel commercio e nel turismo è sempre più stringente – sottolinea Confesercenti -. Per risolverlo, bisogna garantire maggiore flessibilità contrattuale e rafforzare le politiche attive e per la formazione e proseguire con la riduzione del cuneo fiscale, detassare i futuri aumenti e reintrodurre i voucher e, in forma semplificata rispetto al passato, il job sharing, eliminando inoltre il tetto di ore minime che molti contratti ancora impongono per il part time».
LA STAMPA
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