I risultati definitivi delle Comunali 2023, con la nettissima vittoria del centrodestra



•Terni al candidato civico
Stefano Bandecchi ha battuto il candidato di centrodestra Orlando Masselli con il 54,6 contro il 45,4.
Il dato politico
Bandecchi, sostenuto da 4 liste civiche, ha una matrice di destra ma ora si definisce centrista. Di sicuro la sua è un’impresa, visto che partiva con 7 punti in meno del candidato fratellista. Presidente della Ternana calcio, spesso in lite con i tifosi, ha detto che non lascerà il club e che in futuro punterà alla Regione Umbria.

•Brindisi al centrodestra
Giuseppe Marchionna ha battuto Roberto Fusco con il 54% contro il 46.
Il dato politico
È una sconfitta del governatore pd Michele Emiliano, sponsor dell’alleanza coi 5 Stelle a costo di non sostenere il sindaco uscente Riccardo Rossi, ricandidato da Verdi e sinistra. Il classico caso di centrosinistra diviso e centrodestra che ne approfitta. Con un candidato che era già stato sindaco negli anni ‘90.

•Catania al centrodestra
Enrico Trantino ha stravinto su Maurizio Caserta con il 65,33 contro il 26,66.
Il dato politico
Vittoria senza discussioni su un asse Pd-5 Stelle ridotto ai minimi termini. Trantino rivendica il sostegno dell’ex governatore Cuffaro («È stato riabilitato») e come primo atto chiede i militari in strada come «segno della presenza dello Stato».

•Ragusa, Siracusa e Trapani
Virginia Piccolillo riassume così quella che gli stessi esponenti del Pd locale definiscono «catastrofe Sicilia» per il loro schieramento: «A Ragusa, Giuseppe Cassì sindaco uscente di centrodestra vince superando anche il candidato di FI e FdI. A Siracusa al ballottaggio con il civico Francesco Italia c’è Ferdinando Messina, candidato di centrodestra. Persino Giacomo Tranchida, sindaco uscente dem di Trapani, dove il risultato è rimasto in bilico fino alla fine, ce l’ha fatta solo grazie all’appoggio di pezzi della Lega».

Le reazioni delle due leader
•Giorgia Meloni
«Abbiamo ottenuto buoni risultati e qualche vittoria che potrebbe definirsi storica come ad Ancona a conferma del fatto che non esistono più le roccaforti. Il centrodestra ha confermato la sua forza nelle urne. Gli elettori apprezzano il lavoro della coalizione di governo, è una ulteriore spinta a proseguire nella nostra azione». •Elly Schlein
«È una sconfitta netta. Sono elezioni amministrative, ma dimostrano che il vento a favore della destra è ancora forte. È evidente che da soli non si vince. C’è da ricostruire un campo alternativo, che credibilmente contenda alla destra la vittoria. Ci vuole tempo per costruire un’alternativa vincente, e non è solo una responsabilità nostra».

Ma qual è il senso del voto?

•Centrodestra: il vento è ancora forte
Gli elettori continuano a premiare l’unità della coalizione meloniana e il messaggio politico chiaro che emana, oltre al senso di leadership della presidente del Consiglio. Meloni ha rintuzzato sul nascere un bipolarismo personale, prima ancora che elettorale, con Schlein.

Scrive Francesco Verderami: «L’idea che il vento di destra si fosse fermato viene smentita dalle urne. Al momento Meloni non ha rivali, perché i partiti di opposizione non vengono considerati dagli elettori come soggetti capaci di rappresentare una proposta politica alternativa».

Da cosa si deve guardare
Più che altro da sé stesso, dalle rivalità interne, dalla voglia di rivalsa di Salvini, che alle Europee vuole assolutamente ridurre le distanze da Meloni. E poi dalle divisioni in politica estera, che possono ostacolare il disegno meloniano di un asse tra popolari e conservatori.

Spiega Massimo Franco: «La strategia del governo italiano punta a certificare nel 2024 lo spostamento a destra di tutto il Vecchio Continente, e a trarne le conseguenze in termini politici e culturali. Ma sull’atteggiamento verso la Russia potrebbero affiorare nell’esecutivo di Meloni le stesse contraddizioni che hanno spaccato il “gruppo di Visegrad”», ovvero con una premier filo-Ucraina come la Polonia e leghisti e forzisti sensibili al vecchio richiamo filoputiniano come l’Ungheria. Ma soprattutto, ricorda Verderami, ci sono i problemi del Paese da affrontare: «Per la premier non ci sono ostacoli, se non fosse per i numerosi e intricati nodi di governo che deve sciogliere».

•Centrosinistra: la coalizione inesistente
L’analisi di Schlein è onesta: il campo alternativo al centrodestra non è né largo né stretto, semplicemente non c’è. Ma quella delle segretaria dem, nota Roberto Gressi, è una reazione difensiva, «diversa dai toni a cui ci aveva abituati». Ora Schlein deve guardarsi dai malumori interni, segnalati dall’emergere di una richiesta di «collegialità» che da sempre nel Pd — «un partito che non perdona le sconfitte» — indica l’intenzione di cominciare a rosolare i leader. Quanto ai 5 Stelle, la leadership di Conte pare in affanno e le alternative (Raggi, Appendino) non vanno in direzione di un asse col Pd.
A cosa si può appigliare
In teoria, ai numeri. Quelli del sondaggio Swg snocciolati ieri sera al tg di La7 da Enrico Mentana, non dissimili dagli ultimi di Pagnoncelli, dicono che in Italia il centrodestra è in minoranza. Non è uno scherzo, non è un refuso. I numeri sono questi: la somma tra Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati fa 45,8%; la somma tra Pd, 5 Stelle, Azione, Verdi e Sinistra, Italia viva e +Europa fa 49,9%. Non sono cifre molto diverse dalle Politiche del 25 settembre, solo che la prima somma è una coalizione, la seconda somma è solo una somma.

Il dramma dei sedicenti anti-meloniani è che la riluttanza a trovare un collante per affrontare Meloni appare ancora più forte di otto mesi fa. Gressi: «Quella di ieri per le opposizioni non è stata soltanto una sconfitta, ma anche un’ulteriore ferita che allontana la possibilità, e forse anche la volontà, di costruire un’alleanza in grado di competere con il centrodestra».

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