«Schlein agisce troppo da sola, una disfatta»: lo psicodramma del Pd dopo le elezioni
Paola De Micheli, abituata a parlare pane al pane e vino al vino, rivolta a una compagna di partito spiega: «Il risultato elettorale era prevedibile. Fuori dai palazzi, dalle redazioni dei giornali e dai centri storici radical chic noi non esistiamo. Ma ti pare che uno prudente come Possamai avrebbe potuto dire a Elly di non venire a Vicenza a fare comizi con lui se non fosse stato più che necessario?». Già, perché poi in questa sconfitta generalizzata del centrosinistra brilla il risultato in controtendenza del candidato dem di Vicenza. Ossia di colui che non ha voluto che i dirigenti nazionali del partito facessero campagna elettorale nella sua città. Anche questo è un altro schiaffo. Anche questo fa male.
«È stata una débacle in senso figurato. Una disfatta, una sconfitta clamorosa», commenta la gentiloniana Lorenza Bonaccorsi. Anche il solitamente prudente Andrea Orlando non riesce a fare finta di niente: «Sul territorio abbiamo l’esigenza di costruire un partito, abbiamo problemi di selezione della classe dirigente». I riformisti del Partito democratico, invece, individuano nell’essersi buttati troppo a sinistra il motivo delle difficoltà attuali dei dem.
Quale che sia la verità, questa sconfitta, anche se la segretaria è al comando solo da due mesi, pesa come un macigno sulle spalle dei dirigenti del nuovo Pd. E a poco servono i premi di consolazione a cui si attaccano due esponenti della segreteria come Pierfrancesco Majorino e Marco Sarracino. Il primo plaude ai risultati di Gorgonzola e Cologno. Il secondo esalta il «modello Marano e Torre del Greco».
Adesso la prossima prova veramente impegnativa per Schlein è rappresentata dalle Europee del 2024. In quelle elezioni la leader dem non si può permettere di sbagliare, perché in quel caso perderebbe la segreteria. Ma si fanno già sentire i mugugni per le voci che circolano sulla composizione delle liste per le europee.
CORRIERE.IT
Pages: 1 2