Elezioni: Spagna laboratorio per l’Europa
Ma per la destra non è ancora fatta. Se come indicano i sondaggi il prossimo 23 luglio non avrà la maggioranza assoluta, dovrà trovare accordi proprio con baschi e catalani; che di solito scendono a patti più facilmente con la sinistra. La campagna elettorale di Sanchez coinciderà con la formazione dei governi locali Pp-Vox, che può suscitare la repulsione degli spagnoli progressisti e moderati. Come sintetizza l’editorialista più lucido, Enric Juliana, vicedirettore della Vanguardia, Sanchez cerca in estate il secondo turno dell’elezione di primavera. Una mossa molto rischiosa; ma l’ultima a sua disposizione. La Costituzione consente al premier di sciogliere le Cortes, il Parlamento; re Felipe ne è stato solo informato.
Se l’esperimento spagnolo dovesse riuscire, l’asse tra popolari e conservatori affronterebbe le Europee del prossimo anno da posizioni di forza. Il garante dell’accordo potrebbe essere Manfred Weber, l’attuale presidente del Ppe. Ma fino a quando a Berlino ci sono il socialdemocratico Scholz, a Parigi l’antipopulista Macron e a Bruxelles la merkeliana Von der Layen, è difficile che l’attuale alleanza tra popolari, liberali e socialisti venga scalzata. Tra meno di due mesi, in Spagna, il primo responso.
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