Pd, la partita dura di Elly Schlein: alibi in stile Belushi per spiegare lo stop
di Roberto Gressi
Il partito «cannibale». E ora anche il Molise diventerà un test
«Non è stata colpa mia! Ero rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per un taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C’era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C’è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia!».
Dai, che ve lo ricordate John Belushi nei Blues Brothers. Dopo il tritacarne delle elezioni amministrative Elly Schlein, come si dice nel linguaggio della politica, ha tenuto a precisare che certo non basta essere stato il primo partito, che l’alternativa non si costruisce sulle spalle del solo Pd, che candidati e alleanze erano già stati scelti, ben prima che lei arrivasse, e che, insomma, non può riparare in un amen a tutti i disastri combinati prima che lei prendesse in mano la baracca.
In breve sintesi è questo il pensiero emerso dalla segreteria fiume convocata dopo il diluvio, quella ormai soprannominata il «tortellino magico» in virtù della vicinanza politica e geografica alla segretaria. Si è trattato ben più di una chiamata di correo, che ha spinto anche una persona mite come Monica Nardi, portavoce di Enrico Letta nel tempo in cui è stato segretario del Pd, ad affidare a Twitter un esasperato colpo di staffile: «Lo scaricabarile, vi prego, no. Enrico le Amministrative le ha stravinte per due anni di seguito. Poco dopo ha perso (male) le Politiche, ma non ha cercato alibi e non ha mai sparato contro nessuno del Pd».
Tra i dem, insomma, prevale al momento, a fronte delle giustificazioni, la tendenza Estiqaatsi, l’opinionista grande capo di una tribù di nativi americani, parto della fantasia di Lillo e Greg. E le rinfacciano Marco Furfaro, per la rimonta fallita in Toscana. Marta Bonafoni, per il Pd disperso nel Lazio. Giuseppe Provenzano, che in Sicilia ha fatto il minimo sindacale tenendo Trapani. Fino a imputarle perfino i successi campani, frutto di quel Vincenzo De Luca che lei, buon ultima, vorrebbe azzoppare.
Ora, dopo appena tre mesi dalle primarie, è già il momento di calcolare la parabola, per capire se la velocità di fuga, quella che consente di battere la forza di gravità e di volare alto, è sufficientemente alimentata. O se invece il peso del passato, dove forse non tutto era da buttare, avrà il sopravvento sulla novità, che magari non ha abbastanza idee ed energia, e la riporterà sulla terra.
La frase chiave di Elly Schlein, quando a sorpresa ha confinato Stefano Bonaccini nella ridotta dell’Emilia-Romagna, è stata una citazione della femminista Lisa Levenstein: «Anche questa volta non ci hanno visti arrivare». Enunciato strepitoso, tanto da essere copiato, o per lo meno mutuato, anche da Giorgia Meloni, che si è guardata bene dal sottovalutare l’arrivo della rivale in politica e che ora, certamente, continua a stare sul chi vive e non dà per già liquidata la partita.
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