Pd, la partita dura di Elly Schlein: alibi in stile Belushi per spiegare lo stop

E ancora, sulla stessa linea, sempre Schlein ha fatto circolare nelle settimane passate un video in cui cantava con le sue amiche la sigla di un famoso cartone animato: «Fuggendo poi con un agile scatto/Occhi di gatto/un nuovo colpo è stato fatto!». E poi la musica indie, il cinema coreano, le tre cittadinanze, la campagna elettorale per Obama, Occupy Pd per protestare contro i 101 che affossarono l’elezione di Romano Prodi al Quirinale. Fino alla scelta, originale per il Pd, di fare la prima intervista con Vogue, a ridosso della manifestazione del 25 aprile, con la confessione di rivolgersi a un armocromista per la cura dell’immagine, che tante ironie e difese d’ufficio le è costata. 

Soprattutto una convinzione profonda: che la svolta avrebbe portato al successo perché si trattava solo di far saltare il tappo, perché una maggioranza di italiani aspettava soltanto di essere liberata dalle pastoie di un partito imbolsito e abbarbicato al potere, a qualunque costo. Intuizione forse non priva di verità, ma che evidentemente ha bisogno delle gambe di un maratoneta e non di un centometrista. 

Ora, intanto, ben prima delle elezioni europee, per le quali non sarà così facile per la segretaria dettare legge sulle candidature, ci sono in arrivo le elezioni regionali in Molise. E nel Pd la avvertono che è quando ormai ti hanno visto arrivare la partita si fa più dura. Le rimproverano di aver scelto una segreteria non all’altezza e troppo a sua immagine e somiglianza, le rinfacciano di non aver nemmeno iniziato a tessere una strategia sulle alleanze, la accusano di non aver dato risposte chiare sui temi chiave. Del resto è noto che sul fronte del cannibalismo il Partito democratico non è secondo a nessuno.

CORRIERE.IT

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