Patrioti d’Europa: la premier usa termini come Nazione e cita Renan, teorico della razza ariana
Ed è proprio sulle parole che lavora la premier, levigando un vocabolario, dentro il quale Patria e Nazione, rigorosamente con la maiuscola, sono i due termini che spiccano di più della nuova destra al potere. Nella neolingua di Meloni sono due pilastri fondamentali, ieri al centro di un convegno organizzato in Senato da Marcello Pera, senatore, ex presidente di Palazzo Madama, filosofo. In un video di pochi minuti, la presidente del Consiglio ha condensato tutto il suo orgoglio nel vedere risorgere parole che il Novecento, dopo il Fascismo, aveva relegato in un angolo della storia, come attrezzi vecchi di un nazionalismo brutale e non più attuale: «Definirsi patrioti oggi non è più da considerarsi un appellativo dispregiativo, un’infamia» sostiene. Lo scorso 25 aprile, il primo che, pur tra qualche riluttanza, ha festeggiato, Meloni citò e si fece fotografare con Paola Del Pin, la staffetta partigiana che ha sempre preferito farsi chiamare “patriota”. Ma ieri Meloni ha voluto anche rimarcare il legame affettivo che la lega all’altra parola fondativa del suo immaginario: Nazione. E lo ha fatto ritornando alla citazione più amata dalla destra: «Un plebiscito che si rinnova ogni giorno». Una definizione che è di Ernest Renan, filosofo francese dell’Ottocento, teorico della razza ariana. Un dettaglio, quest’ultimo, che lascia indifferenti i sovranisti italiani. Sicuramente interessa poco a Meloni, che lo stracita da anni – l’ultima volta il 17 marzo, giorno in cui si celebra l’Unità d’Italia – e a Gennaro Sangiuliano, il ministro della Culturache, alla perenne ricerca di una nuova egemonia di destra, lo evocò subito lo scorso novembre. Gli effetti sono già visibili in Rai: i dirigenti del nuovo corso ormai usano solo Patria e Nazione. Non è più tempo di partigiani, Resistenza e Paese.
LA STAMPA
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