Renzi contro Schlein: “Sa vincere le primarie ma perde le elezioni”

Pietro De Leo

Elly Schlein rilancia, e di questo i dem dovrebbero preoccuparsi perché pare non abbia colto il senso pieno della debacle sui territori. «A chi pensa che sia finita – dice la segretaria Pd in un video Instagram a due giorni dalla sconfitta alle amministrative- io dico che abbiamo solo cominciato». E tanto per tranquillizzare i moderati, fa un’allusione a Mao, e al suo celebre brocardo sulla rivoluzione che non è un pranzo di gala. «Il cambiamento non è un pranzo di gala – riadatta Schlein – è scomodo. Abbiamo un lavoro lungo davanti. Mettetevi comodi, siamo qui per restare». Sottolinea poi «il lavoro lungo da fare, coinvolgendo partito e territori. Andiamo avanti con le nostre battaglie». Poi assicura: «Non ci spaventano gli attacchi. Siamo qui per fare esattamente quello che diciamo».

Proprio questo, in realtà, è il problema, visto che questo Pd così arroccato su posizioni ideologiche e radicali, tra fondamentalismo LGBT, ambientalismo settario, antifascismo in assenza di fascismo, non conquista il cuore degli elettori. E i primi responsi elettorali lo stanno dimostrando. Però, ora, la linea del Nazareno, comprensibilmente, è quella di prendere tempo. Lo si coglie anche dalle parole di Dario Franceschini a La Repubblica. L’ex ministro della Cultura, sostenitore della mozione Schlein, con la sua scelta ne ha in sostanza fatto da «latore» presso il mondo post democristiano di sinistra. Ovviamente quanto sta accadendo ne indebolisce l’istanza. Ieri, appunto, ha provato a puntellare l’operazione, sottolineando che «nessuno ha la bacchetta magica, tantomeno Schlein. Mi rattrista un po’ che le lezioni del passato non bastino mai. Tutti i leader del Pd, sottoscritto compreso (fu segretario dopo le dimissioni di Veltroni nel 2009, n.d.r) hanno subito dal primo giorno un’azione di logoramento. Allora dico: fermiamoci. Il risultato di queste amministrative non può diventare un alibi per iniziare una normalizzazione di Schlein».

Difficile, però, che ciò può avvenire senza una correzione di piattaforma. È quel che pare fare intendere anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Anche lui finito nel mirino della foga ambientalista di alcuni componenti della segreteria Schelin, che hanno espresso dubbi sull’intenzione di realizzare il termovalorizzatore per smaltire l’immondizia prodotta nella Capitale.

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