L’Italia delle sorprese (senza dimenticare le cautele)
Si può non perdere tempo sul Pnrr, come ha chiesto Visco. Semplificare è importante. E l’emendamento sulla Corte dei Conti e sul controllo concomitante avrà un senso se significherà un’assunzione di responsabilità da parte della pubblica amministrazione e dello Stato. E non un attacco alle prerogative di una parte di esso.Buona parte della nostra recente crescita la si deve certo ai sostegni che i vari governi che si sono succeduti hanno indirizzato a famiglie e imprese per resistere alle crisi. Ma anche a quelle aziende che non si sono mai fermate. Che hanno continuato a investire, a produrre.
Si sorprende dell’aumento del Pil chi ha prestato poca attenzione alle imprese e alle eccellenze italiane. Quanti governi in Europa hanno dovuto sostenere con miliardi di euro e addirittura nazionalizzare le società elettriche durante la crisi energetica? L’Italia no. La velocità con la quale abbiamo proceduto a una diversificazione delle fonti di approvvigionamento per il gas non ha eguali tra i nostri partner. E l’export da cosa è trainato se non dalle eccellenze piccole, medie e grandi sparse per il Paese?
Attenzione però a chiudere gli occhi sui segnali di rallentamento che si intravedono sul fronte della produzione. Dalle banche arrivano le preoccupazioni di chi osserva le aziende ripensare gli investimenti a causa di un costo del denaro per prestiti e mutui cresciuto per combattere l’inflazione. Accelerare sul fronte del Pnrr significa anche sopperire alla frenata degli investimenti privati con quelli pubblici reinnescando un circolo virtuoso.
Accelerare significa, con le riforme previste nel piano, fare sì che lo Stato sia più efficiente. Si pensi solo alla giustizia le cui lentezze e asperità sono considerate dagli operatori esteri come il maggiore ostacolo ai loro investimenti in Italia.
Come pure non ci può essere crescita strutturale se nella popolazione compresa tra 25 e 34 anni i laureati in Italia sono meno del 30% contro una media europea del 40 e il 50% di Francia e Spagna. Se negli anni non saremo capaci di invertire la tendenza sarà un’illusione partecipare alla nuova economia fatta di conoscenza, competenza e formazione. Le sorprese purtroppo possono anche cambiare di segno.
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