Opposizione surrogata

Discorso analogo si può azzardare sul protagonismo della Corte dei Conti sul Pnrr. Tutti sanno che il piano ha un cammino complicato, non fosse altro perché ci sono stati tre governi (Conte, Draghi e ora Meloni) che ci hanno messo bocca e una crisi energetica, con conseguente inflazione, che ha messo sottosopra i preventivi di spesa. È necessario velocizzare i tempi e, quindi, sarebbe auspicabile un impegno collettivo nell’opera di facilitazione. Invece alle difficoltà burocratiche si aggiunge un atteggiamento della Corte dei Conti che punta a svolgere la sua funzione di controllo a monte, addirittura durante il processo decisionale del governo, e non a valle, cioè a cose fatte. Un atteggiamento che invece di spianare gli ostacoli li raddoppia, al punto che l’esecutivo è stato costretto ad escludere i magistrati contabili dal «controllo concomitante».

Per evitare fraintendimenti, diciamo subito che i comportamenti delle nuove opposizioni, (sindacato, Bankitalia e Corte dei Conti), sono legittimi, ci mancherebbe. Solo che la sfida del Pnrr dovrebbe coinvolgere tutti, l’intero sistema Paese. Invece si ha l’impressione che sia diventata terreno di battaglia per l’eterno scontro tra Guelfi e Ghibellini. Terreno di battaglia senza vinti e vincitori, ma con una vittima: l’interesse nazionale.

IL GIORNALE

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