Nicolas Schmit: “I salari aumentino con l’inflazione, sì alla settimana di quattro giorni”
Francesco Spini
«L’evoluzione dei salari deve essere collegata a quella dei prezzi», dice a un certo punto il commissario europeo per il Lavoro e i Diritti sociali, Nicolas Schmit. Il politico lussemburghese, socialdemocratico, non mostra alcuna remora nell’esorcizzare uno dei grandi timori dei banchieri centrali: «Non siamo in una spirale prezzi-salari». Nessun motivo per tenere gli stipendi bloccati. Anzi: pur in modo ragionevole «devono tenere il passo» del costo della vita. Non solo. Schmit, in una intervista pubblica condotta nell’ambito del Festival internazionale dell’Economia di Torino dal vice direttore della Stampa Marco Zatterin, usa parole di apprezzamento per il salario minimo che «ha un ruolo economico e sociale molto importante» e si schiera per la settimana corta di 4 giorni: «Spetta alle parti sociali decidere, ma mi sembra un’ottima idea».
Partiamo dall’inflazione: la corsa dei prezzi ha morso molto violentemente i salari. Cosa devono fare Stato e imprese per proteggere il potere d’acquisto dei lavoratori?
«Bisogna anzitutto agire per ridurre l’inflazione. La banca centrale ha ragione nel fare quello che sta facendo alzando i tassi. Però tra le cause dell’inflazione non ci sono i salari. C’è l’energia, almeno in un primo momento, e poi ci sono anche aziende che hanno cavalcato l’onda aumentando i prezzi più degli stipendi».
Come si può intervenire?
«Collegando l’evoluzione dei salari al costo della vita, come avviene in Germania, dove i prezzi lentamente si stanno riducendo. Questo non significa dare aumenti illimitati. Ma non possiamo rendere i lavoratori vittime della situazione inflazionistica. Gli stipendi devono tenere il passo».
I sindacati sostengono che i lavoratori hanno pagato due volte: non hanno ottenuto aumenti durante la crisi e non li hanno ora per paura dell’inflazione. Ora chiedono una copertura al 100% dell’aumento del costo della vita: è una via praticabile?
«Le persone, soprattutto quelle con compensi più modesti, hanno perso parte del potere d’acquisto. Dove esistono i salari minimi, questi tengono il passo dell’inflazione. E ciò avviene in alcuni paesi come in Francia dove c’è un sistema di indicizzazione. Servono anche accordi collettivi dignitosi, che seguano l’aumento dei prezzi. In alcuni casi serve anche compensare le famiglie meno abbienti, aiutandole a far fronte ai bisogni fondamentali come energia e cibo».
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