Egemonia di potere

Poi, a partire dagli anni ‘80 del ‘900, anche questo ciclo si è esaurito ed è stato allora che, liberato dai vincoli della straripante politica novecentesca, il mercato si rivelò in tutta la sua capacità egemonica, in grado – stiamo parlando sempre del mondo euroamericano occidentale – di incidere direttamente sui modelli di comportamento e sulle scelte collettive, di imporre le sue gerarchie e i suoi valori, primo fra tutti uno sfrenato individualismo. Non a caso, allora, ai tempi di Reagan e della Thatcher, dai suoi apologeti il mercato fu descritto con gli stessi accenti che San Tommaso riservava all’«armonia» del genere umano: una condizione intrinsecamente positiva, che deve solo essere lasciata libera dagli impacci della Legge, in un mondo popolato da una umanità che nella voracità dei consumi esaurisce e neutralizza la sua «naturale» ferinità. Da allora sono passati più di 40 anni e quella che sembrava una effimera congiuntura politica e culturale è diventato l’asse concettuale intorno a cui si è strutturato il potere di una destra politica che in Italia ha voluto dire prima l’ascesa prorompente della Lega di Umberto Bossi (negli anni ’80) poi l’avvento di Berlusconi (e la deriva spettacolare-consumistica alimentata delle sue televisioni) per approdare, infine – passando per Matteo Salvini -, al governo della destra di Giorgia Meloni, in grado di coniugare le sue radici neofasciste con un solido atlantismo e con un conclamato rispetto delle regole del mercato.

A questo punto, se è vero come scrive ancora Giuliano Ferrara che, nell’epoca dell’intelligenza artificiale, «l’egemonia culturale o è finita o si è travestita così bene che non si fa più riconoscere», la costruzione di una Rai meloniana, gli appetiti dei Fratelli d’Italia pronti a impadronirsi dei vertici delle principali istituzioni culturali (anche del festival di Sanremo!), l’esaltazione dei valori tipici del sovranismo (dalla difesa della famiglia tradizionale alla lotta spietata contro i migranti e al tentativo di costruire una Europa bianca, cattolica, tradizionalista) finiscono tutti in un calderone riconoscibile per un unico scopo: cavalcare l’onda di una destra politicamente vincente da anni, occupando il potere e tenendolo il più a lungo possibile.

LA STAMPA

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