Scontro con l’Ue: come farsi male da soli

Stefano Lepri

Insomma: come farsi male da soli. La spropositata reazione del governo a un semplice portavoce della Commissione europea trasforma in pubblica lite parole che altrimenti sarebbero passate inosservate. Di certo l’Italia non ricaverà alcun vantaggio: la diffidenza delle altre capitali del continente non potrà che accentuarsi.

I fatti sono che con il Pnrr l’Italia riceverà parte in regalo (sì, in regalo), parte in prestito, una somma enorme. Saranno oltre 200 miliardi di euro, raccolti sui mercati finanziari da tutta l’Unione. Dunque, è naturale che la Commissione europea si preoccupi di come verranno spesi. Ed è stata proprio la modifica a spron battuto di alcune norme sulla Corte dei Conti ad attirare l’attenzione.

In sé la questione è complicata. Può benissimo essere, come pensano diversi giuristi anche non vicini al governo, che il «controllo concomitante» da parte della Corte dei Conti non sia una buona idea. In passato poi questo organo di controllo nella scoperta di malversazioni non ha gran che brillato. Le sue valutazioni su come lo Stato spende sono spesso carenti di analisi economica.

Però, perché prendersela tanto a cuore? Si può sospettare che questa polemica sul nulla o quasi contro Bruxelles serva a preparare gli animi per divergenze di sostanza che potranno emergere poi; divergenze che forse hanno già fatto capolino nell’incontro fra Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen in Moldavia l’altro giorno.

Già erano un brutto segno gli attacchi concertati che la stampa di destra ha mosso al discorso, ai più parso cauto e rispettoso, del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Traspare una viva insofferenza verso tutte le istituzioni indipendenti che fanno parte dello Stato (un giorno toccherà anche alla Corte Costituzionale?) solo perché non si allineano in tutto e per tutto al governo.

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