Una destra europea in vantaggio ma disunita
Non è soltanto uno scontro all’ultimo voto, che poi dovrebbe risolversi in un’alleanza sull’asse di centrodestra al posto dell’attuale tra Ppe e socialisti. È anche un conflitto culturale. La Corte di giustizia dell’Ue che ha condannato la Polonia per la sua riforma della giustizia anticipa contrasti destinati a inasprirsi. E rimanda alle divergenze tra i popolari tedeschi rispetto all’alleanza con i conservatori di cui è presidente proprio Giorgia Meloni. Ancora, incrocia il rifiuto, forse difensivo, di Salvini a convergere sul Ppe. E indirettamente ripropone la cordiale idiosincrasia tra la premier italiana e la padrona della destra francese, Marine Le Pen, alleata della Lega..
È lo sfondo di una nebulosa accomunata da una forte dose di nazionalismo, e da un certo risentimento verso l’«invadenza» europea. Ma in parallelo divisa sia sull’atteggiamento verso il conflitto russo-ucraino, sia da tensioni accentuate per paradosso proprio dalla debolezza del fronte avversario. Come in Italia, anche in Europa si ha l’impressione che da qui al 2024 lo schieramento di centrodestra svolgerà in contemporanea il ruolo del governo e dell’opposizione. Con esito incerto, nonostante il netto vantaggio di partenza.
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