Mario Draghi, il discorso al Mit: «L’Ucraina deve vincere la guerra o sarà la fine dell’Ue»

di Enrico Marro

A lui il premio Miriam Pozen: l’inflazione è più resiliente del previsto

Mario Draghi, il discorso al Mit: «L’Ucraina deve vincere la guerra o sarà la fine dell’Ue»

Nel primo viaggio negli Stati Uniti dopo la fine del suo governo (ottobre 2022) Mario Draghi ha lanciato un messaggio e un appello. Il messaggio è che l’inflazione potrebbe durare più a lungo di quanto si pensi, anche se alla fine l’azione congiunta delle banche centrali e dei governi riuscirà a riportare sotto controllo la dinamica dei prezzi. L’appello è a progredire nell’allargamento dell’Unione europea, integrando in essa l’Ucraina e rafforzando la politica comune di difesa, facendo entrare la stessa Ucraina nella Nato. Draghi ha parlato ieri al Mit, il Massachusetts Institute of Technology, dove ha ricevuto il premio Miriam Pozen e ha tenuto una Lecture che, come lui stesso ha premesso, «attinge alle mie esperienze come banchiere centrale (alla guida della Bce dal 2011 al 2019, ndr) e presidente del Consiglio».

Studente al Mit

Al Mit, Draghi fu studente neli primi anni Settanta. «C’erano la guerra dello Yom Kippur, choc petroliferi, inflazione fuori controllo, crisi del sistema monetario internazionale e naturalmente la Guerra fredda – ha ricordato -. Siamo stati capaci di superare quelle sfide, così come ora io confido che saremo capaci di fare lo stesso in futuro».

Cambio di paradigma

La guerra in Ucraina e il ritorno dell’inflazione, assieme alle tensioni con la Cina, hanno determinato un «cambio di paradigma» che ha «spostato silenziosamente la geopolitica globale dalla competizione al conflitto». Con conseguenze durature che potrebbero manifestarsi in un «più basso tasso di crescita potenziale, che richiederà politiche che portino a disavanzi di bilancio e tassi di interesse più alti», avverte Draghi. La globalizzazione, che si pensava «inarrestabile», è in crisi. «Mentre eravamo impegnati a celebrare la fine della storia, la storia preparava il suo ritorno». Eppure, secondo Draghi, i segnali che arrivavano dalla Russia erano chiari e da molto tempo, prima in Cecenia, poi in Georgia e in Crimea. Il tutto mentre nel mondo occidentale l’elezione di Donald Trump e la Brexit mostravano la «disaffezione» verso un modello economico e sociale percepito come «iniquo e privo di tutele». Pandemia e guerra hanno accelerato questi trend, riportando in primo piano il ruolo del governo nell’economia.

Ucraina nella Nato

La «brutale invasione dell’Ucraina» non è, sottolinea Draghi, «un imprevedibile atto di follia», ma un nuovo passo «premeditato» della «strategia delirante» di Putin per restaurare il passato imperiale della Russia. Per questo, secondo l’ex premier, «non c’è alternativa per gli Stati Uniti, l’Europa e i suoi alleati che assicurare che l’Ucraina vinca questa guerra. Accettare una vittoria russa infliggerebbe un colpo fatale all’Ue». Draghi ritiene che la Ue debba «accogliere al suo interno l’Ucraina e i Paesi balcanici» e che si debba essere «pronti a iniziare un viaggio con l’Ucraina che porti alla sua adesione alla Nato».

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