Post alluvione, lite Meloni-Salvini: la premier contro tutti
Meloni e i sindaci si punzecchiano. La premier spiega come intende muoversi: «Non possiamo mettere risorse senza prima avere una chiara determinazione dei danni». Poi insinua, con una punta di sfiducia verso gli amministratori: «Ci siamo detti che l’obiettivo sono i risarcimenti al 100%, ma più si allarga la platea più è difficile raggiungerlo. Non possiamo far rientrare danni pregressi che nulla c’entrano con l’alluvione». È una precisazione che non piace ai sindaci. La premier offre anche l’ipotesi di uno scudo penale per gli amministratori ed è a quel punto che, tra gli altri, il primo cittadino di Cesena Enzo Lattuca replica: «Le inchieste delle Procure sono partite e noi ci assumiamo tutte le responsabilità della ricostruzione, anche senza coperture penali e anche se dovesse essere l’ultima cosa che facciamo come amministratori. Stiamo lavorando in maniera seria, incrociando i dati dei droni e degli interventi di emergenza».
Il punto però è quando e quanti soldi arriveranno. «Va bene anche se non tutto arriva subito, ma devono cominciare ad arrivare il più presto possibile, perché più si aspetta più le spese aumenteranno». Si parla di strade da ricostruire, argini da tirare su, manutenzione idraulica da fare. «Non possiamo andare avanti con la “somma urgenza”. E se ci affidiamo alle procedure ordinarie, ci vorranno anni», incalza il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale. La stima definitiva su cui punta Meloni rischia di trascinare il problema per mesi, e intanto agli sfollati andrà comunque garantita una casa e servizi adeguati, a spese dello Stato. La dotazione prevista dal governo è già meno del previsto. Qualche giorno fa era stato il sito Pagella Politica a svelare che la realtà dei numeri era diversa da quella annunciata da Meloni a fine maggio.
Dalla relazione tecnica è emerso che, sommando le voci, l’importo si ferma a 1,6 miliardi. Di questi, 423 milioni sono finalizzazioni di fondi già esistenti e altri 300 sono «contributi per imprese esportatrici», in carico al ministero degli Esteri. In tutto sono 723 milioni da sottrarre a 1,6 miliardi, anche perché come gli amministratori hanno spiegato all’altro vicepremier, Antonio Tajani (anche lui presente alla riunione), le imprese esportatrici sono meno del previsto e comunque quei soldi andrebbero destinati alla ricostruzione.
Di fatto, sottolineano i sindaci, c’è un sovraccarico di risorse su ammortizzatori sociali, export e altre voci, che fa scendere a circa 500 milioni le risorse realmente destinate all’emergenza (di cui 200 milioni per il fondo emergenze, e altri 45 milioni di incremento). Una cifra che è molto vicina a quei 300 milioni che il governo aveva annunciato all’indomani della tragedia in Romagna, prima di rendersi conto che appariva troppo bassa.
LA STAMPA
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