Pd, i riformisti ora cercano un garante. Un preavviso per frenare Schlein
di Maria Teresa Meli
Orfini dopo la bufera per Ciani: dobbiamo salvare il partito. L’obiettivo: coinvolgere Gentiloni
«Non possiamo fare la guerra a Elly , sennò crolla tutto»: Stefano Bonaccini da giorni va ripetendo ai suoi queste parole. «Io, lo sapete bene, non ero favorevole a entrare in segreteria, ma è chiaro che non si può andare allo scontro», ripete Lorenzo Guerini. «Dobbiamo cercare di salvare questo partito», ribadisce Matteo Orfini.
Ed effettivamente nessuno vuole scagliarsi lancia in resta contro la segretaria. Lunedì, in direzione, parleranno tutti i big del Pd. Ma non sarà un processo alla leader nel vero senso della parola. Piuttosto, un preavviso. Per far capire a Schlein che così non si può andare avanti. Del resto, la pensano non troppo diversamente anche i pezzi da novanta che si son schierati con la segretaria sin dall’inizio. Nicola Zingaretti, per esempio, lamenta il fatto che non ci siano né «una proposta di governo» né «un’agenda del Pd».
E tra i dirigenti dem più autorevoli si fa strada l’ipotesi di portare avanti un piano B per assicurare una rete di protezione al partito e metterlo in sicurezza. L’idea è questa: se Bonaccini si candiderà alle elezioni europee, magari puntando alla guida del gruppo socialista di Strasburgo, bisognerà sostituirlo non solo in Regione ma anche alla presidenza del Pd. Un nome circola tra i dem, sussurrato, perché lui si tiene lontano dalle beghe politiche e non vuole essere tirato in ballo. È quello di Paolo Gentiloni. Secondo questo piano B il commissario europeo è la personalità adatta per «accompagnare» Schlein: riformista a tutto tondo, munito di solida cultura di governo, con molte relazioni internazionali, eviterebbe ulteriori sbandamenti del partito. Sarebbe una sorta di «garante» per tutti. Ma finora su quest’ipotesi viene tenuto il massimo riserbo.
Intanto, però, c’è l’oggi da gestire. Anche chi al congresso si era schierato contro Schlein non vuole infierire sulla leader in difficoltà. «Se fallisce lei, fallisce il Pd, parliamoci chiaro», spiega Alessandro Alfieri a un compagno di partito che vorrebbe una linea più determinata da parte dei riformisti dem. Schlein, che oggi riunisce la segreteria, continua ad assicurare: «Garantirò il massimo del pluralismo». Però, a scanso di equivoci, Bonaccini vorrebbe una polizza che dia alla sua area maggiore salvaguardia: «Se vogliamo provare a influenzare l’agenda del partito e far vivere veramente il pluralismo nel Pd dovremmo pensare a strutturarci come area», ha detto ieri in una riunione della sua mozione.
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