Pirati del Mediterraneo sequestrano una nave turca al largo di Ischia: bloccati dalle forze speciali italiane

FRANCESCO GRIGNETTI

La notizia è arrivata all’ora di pranzo ed era una di quelle per cui la Marina si esercita sempre, da anni, ma che finora non si era mai verificata: al largo di Ischia una nave mercantile chiedeva aiuto perché a bordo si erano appalesati dei pirati che stavano tentando di prendere il controllo. La nave era un mercantile turco del tipo Ro-Ro, cioè un grande traghetto, il «Galata Seaway», con 19 marinai di equipaggio e 3 passeggeri, presumibilmente autisti di Tir. Era in navigazione da due giorni, salpata da Topcular e diretta al porto francese di Setè. E tutto sembrava filare liscio finché una quindicina di clandestini, armati di coltelli, non sono venuti allo scoperto. Chissà, forse pensavano di dirottare il traghetto verso un porto italiano. Forse li hanno scoperti e non sapevano più che fare.

Il capitano è riuscito a dare l’allarme alla sua sala operativa. Ed è subito scattato il dispositivo militare italiano. Dalla Spezia è partito un team di incursori del Comsubin, proprio quelli che erano stati al centro della polemica durante la sfilata del 2 Giugno. Da Brindisi allo stesso tempo salivano su due elicotteri una squadra di fucilieri del reggimento San Marco. Sono due forze speciali che operano in simbiosi e una delle loro missioni è esattamente questa: riprendere con la forza il controllo di grandi navi. E così è stato. A sera la Difesa lasciava filtrare che la nave turca era tornata sicura e poteva fermarsi nella rada di Napoli.

In verità la pirateria è tornata da qualche anno. E che dei pirati tentino di impossessarsi di una nave mercantile succede nel Golfo di Guinea, al largo della Somalia, in certe aree dei Caraibi. Mai era accaduto finora nel cuore del Mediterraneo. Dentro il «Galata Seaway» devono essere stati attimi di terrore. Hanno funzionato le difese passive, però, che ormai tutti gli armatori hanno adottato: porte blindate per chiudersi in sala comando, comunicazioni satellitari continue, pulsanti d’allarme. Da quel che si sa, il grosso dell’equipaggio si è precipitato dentro la zona blindata. E lì hanno aspettato i soccorsi.

I nostri sono arrivati con due elicotteri. È una manovra che questi team misti incursori-fucilieri provano e riprovano di continuo. E dunque l’elicottero più piccolo e agile dapprima ha volato rasente le onde avendo il sole alle spalle, e solo all’ultimo istante si è alzato sul ponte della nave. Da lì, fulmineamente, due alla volta, gli incursori si sono calati con le cime e hanno poggiato i piedi sulla nave. Quando i primi si sono allargati e hanno creato un perimetro, il secondo elicottero è arrivato con più uomini a bordo, sono scesi lungo le funi, e tra questi un paio di loro portavano imbragato al petto anche il proprio cane. Sono cani utilissimi perché aiutano l’uomo a sentire il pericolo di possibili esplosivi, ma anche a sentire le tracce di presenze ostili.

Il tutto si è svolto in pochissimi minuti attorno alle 18. In quello stesso momento, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, reduce da una celebrazione in onore della Marina proprio a La Spezia, era sul palco di Bruno Vespa, in Puglia, nella masseria dove per tre giorni si alterneranno politici e imprenditori chiamati alla corte del conduttore tv. Vespa lo intervistava sull’Ucraina, le forze armate del futuro, le sfide tecnologiche. E invece Crosetto di continuo sbirciava il cellulare. A un certo punto s’è reso conto di sembrare un po’ scortese. «Sapete – ha detto – c’è in corso un’azione delle nostre forze speciali al largo di Napoli e il capo di stato maggiore mi tiene al corrente con questi messaggi. Scusatemi se vi sembro distratto».

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