Bonaccini: “Nessuna corrente contro Schlein, il Pd continuerà a sostenere Kiev”
Annalisa Cuzzocrea
Sul profilo whatsApp Stefano Bonaccini ha una foto del 1990 che lo vede giovane mentre imbraccia una pala. Non è un caso che l’abbia ritirata fuori ora che la sua Regione scava per venir fuori dal fango delle alluvioni. Sulla maglietta c’era scritto: What. Erano i giorni de “la cosa”, del passaggio dal Pci ai Ds, di una sinistra da reinventare. «Mi sembra un’immagine perfetta anche adesso», dice il presidente del Pd e dell’Emilia-Romagna.
Presidente, come sta andando?
«È stato un nuovo terremoto, ma la reazione è stata altrettanto forte. La caparbietà dei romagnoli, la grande solidarietà degli italiani, l’abnegazione dei nostri sindaci: è anche grazie a tutto questo che l’Emilia-Romagna si rialzerà, ancora una volta, più forte di prima».
È fiducioso.
«Pensate alle spiagge subito aperte. Pressoché tutta l’area coinvolta è stata ripulita dall’acqua e procede lo smaltimento di detriti e rifiuti».
Cos’è urgente fare ora?
«Resta critica la situazione che riguarda frane, mille quelle più significative, e strade, 755 quelle comunali e provinciali chiuse o seriamente danneggiate. Bisogna reagire immediatamente: indennizzi per le famiglie e le imprese per riparare ai danni e ripartire subito, lavori immediati per mettere in sicurezza i fiumi e riaprire le strade. Al Governo abbiamo indicato priorità e strumenti operativi condivisi con sindaci, associazioni economiche, organizzazioni sindacali. Noi siamo pronti».
Quante persone sono ancora fuori casa?
«Sono 684 le persone accolte nelle strutture allestite da Comuni e Protezione civile. Numeri che diminuiscono ogni giorno».
Avete aggiornato la stima dei danni?
«Parliamo di diversi miliardi di euro: la prossima settimana porteremo al Governo una stima ancora provvisoria, ma già piuttosto precisa».
A molti amministratori è sembrato che Meloni e Salvini addirittura litigassero, all’incontro sulla ricostruzione. Li ha visti anche lei?
«Onestamente no, ma ero concentrato su altro: insieme a sindaci e presidenti di Provincia eravamo a Palazzo Chigi a indicare cosa, secondo il territorio, serve per ripartire: ripeto, abbiamo idee piuttosto precise su norme, strumenti e governance necessari. La ricostruzione deve ripartire adesso».
Con lei commissario, come sarebbe naturale? Ha capito cosa impedisce a Meloni di affidarle questo ruolo?
«Mi vien da dire una sola cosa: basta polemiche. E lasciamo fuori interessi di parte e partito. La priorità è una sola: far ripartire la Romagna al più presto. Come hanno detto i nostri sindaci a Palazzo Chigi, qui nessuno cerca alibi: servono strumenti straordinari e risorse adeguate. Non Bonaccini, ma l’intero sistema regionale – enti locali, imprese, sindacati, Terzo settore, professioni – ha indicato un modello, quello della ricostruzione post sisma 2012: andate a vedere, oggi ci sono più imprese, più lavoro e un Pil più alto di prima. Siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità, come sempre. E lavorare assieme al Governo».
La ostacolano perché ha battuto Salvini alle Regionali?
«Non voglio nemmeno pensarlo».
L’ Emilia-Romagna ha ecceduto con cementificazione e consumo di suolo?
«Chiedo sempre di mostrarmi una legge regionale più avanzata della nostra in materia. Ma non c’è, perché siamo i primi ad aver affrontato il problema approvando cinque anni fa una norma sul consumo di suolo a saldo zero, che ci ha già permesso di tagliare 11mila ettari destinati a nuova urbanizzazione, e altrettanti ne salveremo. Oltre ad aver avviato 126 progetti di riqualificazione e recupero dell’esistente per un investimento complessivo di 160 milioni di euro».
Non vede un’ansia della maggioranza di governo di occupare qualsiasi posizione? Penso alle nomine, a Inps, Inail, Rai, oltre che al ruolo di commissario nella sua Regione.
«Spero non sia così. E comunque qui non si tratta di accaparrarsi un posto, ma di garantire l’assetto più efficace alla ricostruzione. Spero che nessuno pensi lo si possa fare da Roma, magari improvvisando una struttura tecnica e burocratica scollegata dal territorio e dalle istituzioni locali».
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