Saied, al tavolo col dittatore: così la potente Europa si umilia a chi in Tunisia ha scatenato la caccia al migrante

La domanda è paradossale: siamo noi occidentali che ricattiamo virtuosamente Saied o è il contrario? La risposta: la Migrazione è un brutto affare, ma incrementa gli affari, soprattutto quelli politici. La potente Europa, a causa dell’ossessione migranti, si umilia, fa anticamera davanti a chi, cicalando ridicole teorie complottiste, ha scatenato in Tunisia la caccia al migrante (si calcola siano settecentomila): sarebbero la massa di manovra di una congiura per “ridurre la Tunisia a una dimensione africana e spogliarla della sua identità araba e islamica”. Ci sono evidenti assonanze con i proponimenti di xenofobi e razzisti dell’altra parte del Mediterraneo.

Saied è l’ultimo degli arruffapopoli che usano i migranti per i loro scopi di potere. Quegli africani succhiati dalla fatica del viaggio a cui si aggiungono i tunisini che non vedono l’ora di fuggire dal suo dispotico e pezzente paradiso, sono un tesoro, un assegno in bianco, un passpartout per la omertà autoritaria. È manovrandoli come una minaccia umana che Saied sa di poter appianare il deficit che azzoppa il Paese. Gli europei hanno paura dell’ “invasione” e ricompensano bene chi li tiene in gabbia, i migranti, non li fa partire o li riprende indietro, ultima trovata di questo sgangherato e immorale arsenale sbirresco. Inchiniamoci: Erdogan è il maestro, Erdogan ha fatto lezione.

LA STAMPA

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