Il Mes può attendere (ma il Pnrr no): le aperture di von der Leyen a Meloni

Tenere il passo

Al netto degli specifici problemi polacchi, questo punto è dirimente a Bruxelles: l’Unione non vive solo della politica che si fa nei corridoi, ma di diritto, regole, risultati e criteri soprattutto economici. Non c’è maggioranza che serva, per chi non tiene il passo. Per esempio il ritardo sulla revisione del Pnrr ha radicato nei servizi della Commissione il dubbio che a Roma i problemi siano più seri di quanto non si dica. La missione dei tecnici di Bruxelles oggi a Roma mira anche a capirci di più.

Con in mente il 2024, von der Leyen lavora sui suoi uffici per far sì che la terza rata del Pnrr da 19 miliardi sia sbloccata, senza pagamenti parziali. Forse ci riuscirà. Ma i servizi di Bruxelles non dimenticano un punto: l’Italia nel 2021 incassò la prima rata grazie all’avvio di un modello di governo del Pnrr che questo esecutivo ha smantellato, senza dimostrare che l’attuale accentramento a Palazzo Chigi funzioni. Da alcune altre capitali si osserva con crescente scetticismo. Dice Christian Damielsson, segretario di Stato per l’Europa della presidenza di turno svedese: «Ci dev’essere un’efficace attuazione del Pnrr, anche sulle riforme. Abbiamo totale fiducia che la Commissione controlli che si faccia tutto fino in fondo».

CORRIERE.IT

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