ADDIO PRESIDENTE
Il lodo Mondadori, una vicenda dai contorni mai chiariti
Nel 1990 Berlusconi e Carlo De Benedetti, attraverso l’intermediazione dell’imprenditore Giuseppe Ciarrapico, trovano un accordo sulla spartizione delle proprietà della Mondadori. Al Cavaliere resta tutto il settore dei libri e dei periodici, Panorama incluso, mentre all’Ingegnere vanno la Repubblica, L’Espresso e i quotidiani locali della Finegil. La vicenda, poi, prosegue anche negli anni successivi con un altro lungo contenzioso giudiziario che ha avuto degli esiti che sono tutt’ora oggetto di discussione.
La discesa in campo di Berlusconi
Dopo Tangentopoli e, con l’imminente fine della Seconda Repubblica, Berlusconi decide di scendere in politica e fonda i club di Forza Italia, embrione del futuro partito dei moderati. A margine dell’inaugurazione di un ipermercato a Casalecchio di Reno (Bologna), il Cavaliere, per il ballottaggio delle comunali di Roma, si schiera dalla parte del segretario dell’allora MSI: “Se fossi a Roma non avrei un secondo di esitazione: sceglierei Fini, perché è l’esponente che rappresenta quelle forze moderate a cui mi sono richiamato fino ad ora”. Il 26 gennaio 1994, con un videomessaggio, Berlusconi rompe pubblicamente gli indugi:“L’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà”. E ancora: “Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare”. Con estrema generosità Berlusconi decide di metterci la faccia in prima persona e, nell’arco di pochi mesi, crea una coalizione che riuscirà a sconfiggere la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto. Berlusconi s’inventa il centrodestra alleandosi al Nord con la Lega federalista di Umberto Bossi e al Sud con l’Alleanza Nazionale-MSI di Gianfranco Fini. Una formula che risulterà vincente grazie soprattutto al 25,8% ottenuto da Forza Italia, partito che, alle Europee del giugno dello stesso anni, balzerà al 30% dei consensi.
Il ribaltone di Umberto Bossi
L’11 maggio 1994 Berlusconi giura in qualità di presidente del Consiglio, ma la sua prima esperienza di governo durerà appena 6 mesi per colpa del primo colpo sferrato dalla magistratura politicizzata delle ‘toghe rosse’. Il 21 novembre 1994 Berlusconi si trova a Napoli per presiedere una conferenza mondiale sulla criminalità promossa dalle Nazioni Unite, quando riceve dalla Procura di Milano “un invito a comparire per persona sottoposta a indagine”, scritto da Antonio Di Pietro in persona. Di lì a poco il primo governo Berlusconi verrà sostituito dal governo di Lamberto Dini, suo ex ministro del Tesoro, che godrà del sostegno delle opposizioni di centrosinistra e della Lega di Bossi, il quale aveva rotto con il Cavaliere per divergenze sulla riforma delle pensioni. È il famoso “ribaltone” del ‘Senatùr’ che irrita Berlusconi che, a caldo, dirà: “Io non mi siederò mai più allo stesso tavolo con Bossi”. Tale ostilità, come poi vedremo, cesserà in occasione delle Regionali del 2000.
Dalla “traversata nel deserto” alla vittoria del 2001
Nel 1996 Romano Prodi, leader dell’Ulivo, vince le Elezioni, ma Forza Italia mantiene il 20% dei consensi. L’anno successivo, il fisico di Berlusconi viene messo a dura prova, dopo la scoperta di un tumore alla prostata per il quale viene operato al San Raffaele di Milano. Una volta ristabilitosi, ha inizio la lunga “traversata nel deserto” del centrodestra. Sono cinque anni di dura opposizione durante i quali il ‘senatur’ Umberto Bossi e il Cavaliere appianano i loro dissapori e si presentano da alleati alle Regionali del 2000. La vittoria del centrodestra causa le dimissioni dell’allora premier Massimo D’Alema che due anni prima ‘aveva fatto le scarpe’ a Prodi ed era salito a Palazzo Chigi da premier. La Casa delle Libertà, alle Politiche del 2001, ottiene una maggioranza schiacciante e Forza Italia ritorna al 30%.
Politica interna, promesse mantenute all’80%
Durante la campagna elettorale, Berlusconi, durante una puntata di Porta a Porta, aveva sottoscritto il “contratto con gli italiani” nel quale si impegnava a ridurre le tasse, diminuire la criminalità, alzare le pensioni minime, creare un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro e avviare un piano di Grandi opere per far ripartire l’economia. Uno studio condotto dall’Università di Siena dimostrò il secondo governo Berlusconi mantenne l’80% delle promesse fatte. Tra le riforme di portata storica ricordiamo la Legge Bossi-Fini sull’immigrazione, la legge Sirchia che vieta di fumare nei luoghi pubblici, la riforma del lavoro targata Marco Biagi, il giuslavorista ucciso nel 2002 e la sospensione della leva militare obbligatoria. La riforme costituzionali varate dall’allora ministro Roberto Calderoli, invece, purtroppo, vengono bocciate col referendum del 2006.
Politica estera, lo spirito di Pratica di Mare ‘batte’ le manovre delle toghe rosse
In questo quinquennio Berlusconi è un protagonista del palcoscenico internazionale, grazie soprattutto agli ottimi rapporti interpersonali che stringe con i leader dei principale: il premier spagnolo Josè Maria Aznar, il premier inglese Tony Blair, il presidente americano George W. Bush e il capo del Cremlino, Vladimir Putin. È proprio Berlusconi a porre la parola fine alla storica rivalità tra le due superpotenze quando, nel 2002, in occasione del vertice Nato di Pratica di Mare viene invitato anche il presidente russo per affrontare il tema della lotta al terrorismo, iniziata dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Lo ‘spirito di Pratica di Mare’ manda definitivamente in soffitta anni di Guerra Fredda. Ma l’importante ruolo Berlusconi in politica estera è stato riconosciuto anche da Blair che, invitato ad una puntata di ‘Che tempo che fa’, ha definito il Cavaliere “un buon amico” del Regno Unito perché “ha detto che avrebbe fatto qualcosa per noi la sua parola l’ha mantenuta”. E ancora: “Quando si è in politica a livello internazionale, ci si preoccupa meno se il politico è di destra o di sinistra, ci si preoccupa se quel politico può cooperare con te come tu vorresti”. Nonostante questi prestigiosi attestati di stima, nel corso dei primi anni 2000, si intensifica anche la guerra giudiziaria condotta dalle toghe rosse che accusano Berlusconi di ogni nefandezza possibile, tra cui quella di essere un mafioso, senza tuttavia riuscire mai a dimostrare la sua colpevolezza. Solo nel 2013 arriverà una sentenza di condanna definitiva per frode fiscale che, come si scoprirà più avanti, sarà macchiata di molte ombre.
Dal ritorno al governo al tradimento di Fini
Le elezioni Politiche del 2006 riportano un risultato di parità tra la Casa della Libertà e l’Unione, ma sarà il centrosinistra a dar vita al secondo governo Prodi. Il nuovo esecutivo durerà soltanto fino al 2008, quando il neonato Pdl surclasserà letteralmente il centrosinistra guidato da Walter Veltroni. Berlusconi, in questa, terza esperienza di governo, salverà l’Alitalia dal fallimento e avvierà la ricostruzione de L’Aquila, dopo il disastroso terremoto del 2009. Dopo pochi mesi da quel tragico evento riparte la macchina del fango e Berlusconi viene accusato di aver intrattenuto dei rapporti sessuali con delle escort. Lo scandalo è la causa della separazione tra il premier e sua moglie, Veronica Lario. Nel 2010, invece, si consuma la rottura tra il Cavaliere e Gianfranco Fini che esce dal Pdl e fonda Fli (Futuro e libertà per l’Italia), mettendo in difficoltà la maggioranza di governo.
Dal ‘golpe dello spread’ all’elezione a Bruxelles
Nel 2011 la situazione precipita, per colpa di un altro golpe, stavolta partito direttamente da Bruxelles, con la complicità dei leader europei dell’epoca. Lo spread italiano s’impenna e Berlusconi viene costretto a dimettersi e a passare il testimone all’economista Mario Monti. Il Cavaliere non si dà per vinto e, nel 2013, il centrodestra arriva a pochi decimali di distanza dal centrosinistra. Il 4 ottobre 2013 il Senato, per effetto della legge Severino, vota la decadenza di Berlusconi da senatore, come conseguenza della condanna definitiva per frode fiscale. L’esito di stallo delle Politiche aveva portato alla nascita di un governo di coalizione guidato dal dem Enrico Letta, il quale però viene travolto dalla scalata al potere portata avanti da Matteo Renzi. Il nuovo esecutivo, sostenuto dall’ex delfino di Berlusconi, Angelino Alfano, avvia una stagione di riforme costituzionali, aprendo al centrodestra. È la stagione del “Patto del Nazareno” che, però, avrà vita molto breve. Il 12 maggio 2018 il Tribunale di Sorveglianza di Milano riabilita Berlusconi dalla pena per frode fiscale, rendendolo di nuovo candidabile e, così, dopo le Europee del 2019, viene eletto a Bruxelles. Nel settembre del 2020 il Cavaliere viene ricoverato al San Raffaele, dopo essere risultato positivo al coronavirus.
Il ritorno in Parlamento
Dopo essersi ripreso, ritorna in campo per sostenere con piena convinzione l’esecutivo di unità nazionale guidato dall’ex governatore della Bce, Mario Draghi. Forza Italia, quindi, dopo 10 anni, torna al governo con tre ministri. A circa sei mesi dalla scadenza naturale della legislatura, il M5S, colpito dalla scissione dei dimaiani, mette in crisi l’esecutivo e, nel giro di poche settimane, il governo cade. La Lega e Forza Italia, infatti, si dicono pronti a sostenere un secondo governo Draghi, a patto che i Cinquestelle, ormai inaffidabili, ne rimanessero fuori. Il niet del Pd determina la caduta del governo e il ritorno alle urne. Il 25 settembre il centrodestra vince le elezioni, Forza Italia ottiene l’8% evitando così di essere scavalcata dal Terzo Polo e Berlusconi, a 9 anni dalla sua decadenza, ritorna in Parlamento. Il 27 marzo 2023 viene nuovamente ricoverato al San Raffaele per accertamenti.
IL GIORNALE
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