Il decennio della fase breve con il ritorno alle origini

Negli anni successivi — ma a ben guardare per tutto il decennio della «fase breve» — dalla sinistra fu offerto a Berlusconi di accomodarsi in governi allargati, nei quali sarebbe stato accolto con i riguardi riservati a un generale di truppe complementari. Contavano, i segretari del Pd e l’intero establishment che a loro faceva riferimento, su una insofferenza di Berlusconi a restare in un centrodestra in cui avrebbe dovuto essere secondo a qualche altro leader. Sarebbe stato meglio per lui stare al governo con la sinistra piuttosto che dover inseguire un qualche Salvini. La nuova legge elettorale, il «rosatellum», fu costruita con la finalità di agevolare questo corso delle cose. E quando Ursula von der Leyen fu eletta Presidente della Commissione europea con il sostegno del M5S (2019), la proposta divenne quasi esplicita: Berlusconi e i suoi erano ufficialmente invitati a far parte, qui in Italia, di una «coalizione Ursula». Assieme a Pd e pentastellati. L’esortazione fu ripetutamente reiterata sia nel corso del secondo governo presieduto da Giuseppe Conte, sia successivamente ai tempi di Mario Draghi.

Ma Berlusconi — pur indeciso a lungo — non si lasciò convincere. E volle dare un segnale del fatto che non era persuaso dagli «ursuliani» respingendo in modo esplicito l’ipotesi di eleggere Draghi presidente della Repubblica. Perché? La differenza tra lo sperimentato centro-destra e la formula «Ursula» è — detto con semplicità — che il primo può presentarsi alle elezioni, la seconda no. Finché resterà in vigore una legge elettorale anche lievemente maggioritaria (forse per sempre) soluzioni come la «Ursula» possono essere praticate solo a seguito di pareggi elettorali o di paralisi parlamentari. Il centro-destra inventato da Berlusconi nel ’93, invece, è in grado di conquistare la maggioranza nelle urne.

Con la decisione di non farsi tentare da «Ursula», Berlusconi è tornato alle origini, ha scelto il proprio successore alla guida del governo, Giorgia Meloni, e soprattutto ha offerto una prospettiva alla destra italiana che verrà dopo di lui. Tocca adesso alla sinistra iniziare quantomeno a immaginare come strutturarsi in maniera analoga per poter competere alle future elezioni politiche. Deve applicare a sé stessa l’«insegnamento berlusconiano». E — se lo fa abbastanza in fretta — può raggiungere lo scopo senza essere costretta a riconoscere pubblicamente chi è stato il maestro che l’ha ispirata.

CORRIERE.IT

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