Il mondo del Cavaliere che mescola alto e basso e rende tutti uguali

Alle 15 esatte, con puntualità televisiva, annunciato da una scossa di adrenalina che parte dalla piazza, il feretro entra in Duomo: viene appoggiato sul marmo, su un tappeto. L`applauso dura sei minuti, ed è tantissimo. Si ripeterà alla fine dell`omelia dell`arcivescovo Mario Delpini – «Una predica magnifica, cattolica, senza i moralismi gonfi d`odio à la Rosi Bindi» fa notare un vicedirettore di nobile testata, devoto senza essere ateo – e ancora più intenso quando, alle 16 in punto, con rito ambrosiano e milanese, è tutto finito.

Sulla soglia fra la chiesa e il sagrato, guardando la piazza, mentre esce il corteo, una signora dice a bassa voce a se stessa: «Che meraviglia, guarda». E sta fotografando il popolo che sventola stendardi e grida: «Silvio, Silvio, Silvio!».
Sotto le scalinate Mattarella si ferma a stringere le mani a tutta la famiglia Berlusconi, sopra le scalinate è una parata di abiti blu e occhiali neri. Iva Zanicchi sgomita un po`, poi desiste e dice a un accompagnatore: «Mica possiamo andare davanti al presidente!».

Ma poi, il «presidente», chi è? Mattarella o Berlusconi?
Qualcuno è commosso, qualcuno riesce a toccare il carro funebre. È il saluto per l`ultimo viaggio. Poi la folla dei vip si ferma a parlare, quella dei non vip a guardare quella dei vip che parla.

La famiglia e i politici sono andati via.
L`ultima parola è il grido di un signore di mezza età con la sciarpa del Milan e una bandierina di Forza Italia: «Grazie Silviooo!».
(Anche da parte nostra).

IL GIORNALE

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