Schlein, ritorno in trincea

Francesca Del Vecchio

Milano. «Non parteciperemo alla beatificazione di Berlusconi. Il pensiero dovrebbe andare alle vittime già accertate dell’ennesimo naufragio in Grecia». È Elly Schlein, segretaria del Pd, a scandire queste parole. Ventiquattro ore dopo il funerale di Stato di Silvio Berlusconi, per il quale sembrava fosse stata siglata una tregua, torna a riaccendersi la polemica sulla decisione del governo Meloni di indire per l’ex premier il lutto nazionale. Non ci sta la segretaria dem che ieri da Milano ha dichiarato di non poter dimenticare «cosa ha significato la stagione del suo governo per questo Paese, le leggi ad personam, il conflitto d’interesse, la mercificazione di tutto, dalla compravendita dei senatori alle battute sessiste». E ancora, pur rivendicando la decisione di partecipare ai funerali di Stato celebrati in Duomo, di aver «portato il rispetto che si deve davanti alla morte, anche del tuo più acerrimo avversario. Ma è una forzatura inopportuna chiedere tre giorni di lutto nazionale, perché non si erano mai fatti per altri presidenti del Consiglio». Schlein spiega di aver abbracciato la politica proprio «in contrapposizione al berlusconismo e a quello che ha significato». E precisa ancora che il lutto nazionale andrebbe riservato a personalità «non divisive, come i capi dello Stato, persone che hanno unito la Repubblica e che hanno incarnato i valori costituzionali». Tutte caratteristiche, prosegue Schlein, «non corrispondono a Berlusconi».

La replica dai forzisti ancora in lutto non si è fatta attendere: la prima è stata Licia Ronzulli, ex pupilla del Cav che ha accusato Schlein di «mancare di rispetto al presidente anche dopo la sua morte». E aggiunge che la decisione del governo è stata «sacrosanta». Per la capogruppo azzurra al Senato – sulla cui presidenza a Palazzo Madama pende un grande punto interrogativo – ha accusato ancora la sinistra di «avere come unico programma quello di demonizzare Berlusconi usando ogni pretesto».

La visita a Milano della segretaria dem, che per nulla si è fatta intimidire dalla polemica con i forzisti, è stata anche l’occasione per tornare su alcuni temi dell’attualità politica: a partire dalla riforma della Giustizia, il cui testo è stato portato nel Consiglio dei Ministri ieri sera. «La montagna ha partorito il topolino: dalle bozze che abbiamo visto e rispetto agli annunci, alcune scelte potrebbero ottenere addirittura degli effetti contrari a quelli dichiarati», ha commentato, ribadendo la sua contrarietà e quella del partito all’abolizione del reato di abuso d’ufficio. La segretaria però non chiude la porta a una possibile discussione sul testo: «L’Ue sta per approvare una direttiva anticorruzione che chiede uno strumento di quel tipo. Siamo però dell’idea che si possa riformare la fattispecie (cioè modificare l’insieme degli elementi costitutivi del singolo reato, ndr) per evitare alcuni effetti distorsivi. Un conto è la riforma, su cui possiamo ragionare, altro è l’abrogazione tout court, che renderebbe ancora più difficile negoziare il Pnrr. Quindi sarei molto cauta».

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