Grecia, un sopravvissuto inchioda la Guardia costiera: “È arrivata molte ore dopo l’Sos, ci ha trainato e fatto ribaltare”
Gli interrogatori degli scafisti e Frontex
Sul
fronte dell’inchiesta, lunedì mattina compariranno davanti al gip i
nove scafisti arrestati. Sono tutti egiziani. Ieri, invece, quattro
testimoni sono stati trasportati da Malakasa a Kalamata per fornire la
loro ricostruzione. Nel pasticcio delle versioni contrastanti delle
autorità, ci si mette anche Frontex. La quale fa sapere che nessun suo
drone o imbarcazione «era presente al momento della tragedia». La
polizia europea di frontiera avvistato il peschereccio il 13 giugno
«prima di mezzogiorno nella zona Sar greca, in acque internazionali. Era
sovraccarico e navigava a bassa velocità (6 nodi) in direzione
nord-est. Abbiamo informato le autorità greche e italiane», dicono. Poi,
Frontex ha finito il carburante ed è tornata alla base. La Guardia
costiera greca li avrebbe infine dirottati su un altro incidente a Sud
di Creta, con 80 persone a rischio.
Le domande di Alarm Phone
Ad invocare un’indagine indipendente sul naufragio di Pilo è Alarm Phone: «Perché non compare nei primi rapporti che la Guardia costiera ha prestato soccorso? – chiede l’Ong -. Perché è stato necessario l’aiuto della Mayan Queen (lo yacht di lusso privato che ha soccorso 15 migranti nella notte, ndr)? Cosa ha fatto Frontex? Come hanno reagito le altre autorità competenti, Italia tra le altre, saputo dell’emergenza?». Quesiti che per ora restano senza risposta. Di certo c’è che sempre più migranti contraddicono la Guardia costiera greca: il peschereccio non stava viaggiando verso l’Italia, è rimasto fermo molte ore, e non è vero che non ha chiesto aiuto.
LA STAMPA
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