I sette punti di Schlein alla Direzione Pd e l’attacco della minoranza: «Mai metterci a rimorchio»

di Maria Teresa Meli

Il presidente del partito e governatore emiliano: «No ad approcci minoritari». Guerini: «L’Ucraina è una questione dirimente»

I sette punti di Schlein alla Direzione Pd e l’attacco della minoranza: «Mai metterci a rimorchio»

No, il redde rationem non c’è stato. Nessuno lo voleva, del resto. La minoranza è convinta di poter guadagnare spazio negoziale dalle difficoltà di Schlein , perciò niente scontro diretto. Ma è la prima volta nella storia del Pd che chi è alla guida solo da pochi mesi riceve tante critiche in Direzione . Non era mai successo prima. Nemmeno con il pur divisivo Matteo Renzi . C’è chi usa il tono soft, come Stefano Bonaccini, e chi, per esempio Lorenzo Guerini, è più duro. Così alla fine per non rimandare all’esterno l’immagine di un partito spaccato Schlein, dopo una trattativa convulsa, accetta di non metter ai voti la sua relazione («Non te la possiamo votare», gli spiega l’area Bonaccini) ma solo i sette punti su cui la segretaria intende mobilitare il Pd, in modo da avere il si di tutti o quasi.

Erano anni che le Direzioni si chiudevano con il voto sulla relazione del segretario. Dunque il malcontento c’è e si vede. Come dimostrano le fuoriuscite di alcuni. Clamorose, o silenziose, come quella dell’ex segretaria dei pensionati della Cgil Carla Cantone, deputata nell scorsa legislatura. Sullo sfondo, la decisione dei sostenitori del «governatore» dell’Emilia-Romagna di indire una «convention» il 22 e 23 luglio, forse a Cesena, per strutturare l’area. Non la nascita di un «correntone» (sarà invitata anche la segretaria, per dimostrare che non c’è nessun intento ostile) ma poco ci manca. Rilievi e critiche sembrano però rimbalzare su un muro di gomma: Schlein ha tutta l’intenzione di andare avanti secondo i suoi piani.

Bonaccini è tra i primi a parlare: «Io non credo che con il congresso di febbraio abbiamo archiviato la vocazione maggioritaria perché se fosse così avremmo archiviato il Pd. Non è con approcci minoritari che mandiamo all’opposizione la destra». E ancora: «Alla segretaria dico che se gestione unitaria deve essere si discuta di più e meglio di quanto fatto finora, perché un grande partito, che è altra cosa da un movimento, solo così si tiene fuori da logiche correntizie». È d’accordo col partecipare a manifestazioni di altri «ma noi dobbiamo essere la forza trainante, mai metterci a rimorchio».

Poi tocca ad Alessandro Alfieri, che non risparmia critiche alla segretaria. Quindi Gianni Cuperlo si rivolge così alla leader: «Abbiamo una scalata da fare in montagna, meglio farla in cordata e non credere che chi è dietro è zavorra». Ed è Giorgio Gori a introdurre il tema della giustizia: prende gli applausi quando cita Enzo Tortora. E continua: «Di fronte a proposte che non sono perfette ma che segnano un cambiamento, non ci possiamo fermare solo a un riflesso dettato dal nostro essere all’opposizione». Insomma, Gori invita il Pd a discutere nel «merito» il ddl Nordio e non a dire un no pregiudiziale all’abolizione dell’abuso d’ufficio. Interviene anche Matteo Orfini: «La segretaria si fidi del Pd, che è un partito complicato e plurale e quindi va gestito con la fatica della direzione politica». Duro il discorso di Pina Picierno. Per la vice presidente del Parlamento europeo «partecipare alla manifestazione del M5S è stato un errore».

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