Schlein è già in crisi: “Ora vi chiedo lealtà”. E la minoranza sbotta: “5 Stelle irricevibili”
Si vedrà. Per il momento, andando sul sicuro, Elly vuol tenersi stretta la guida del Pd, sempre meglio di niente. E manda un avvertimento ai critici interni: «Il giochino del logoramento del segretario con noi non funzionerà: siamo qui per restare». Il «noi» è da intendersi come lo intendeva il Re Sole: io.
La lunghissima relazione della segretaria viene trasmessa in streaming, poi – nonostante le proteste di qualche membro della direzione, come Lia Quartapelle – la linea viene tagliata. Al microfono si susseguono in molti, ma in pochi hanno il coraggio di sfidare l’avvertimento della segretaria («Chi non è con me è con Meloni»). «Le parole che ho sentito in quella piazza sull’Ucraina sono indecenti, e non possono essere le parole del Pd», tuona l’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini. «Discutere qui non è lesa maestà», dice Alessandro Alfieri all’aspirante Luigi XIV, «non ho compreso le ragioni di esporre il Pd a un diluvio di critiche per andare a quella manifestazione». Rincara Pina Picierno: «Sostenere l’Ucraina è la pace: la guerra sta dall’altra parte, dalla parte dell’aggressore. Sostenere l’Ucraina è l’Europa e tutto quello che è contro l’Europa sta dall’altra parte». E il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ricorda Enzo Tortora per auspicare un Pd che «si riappropri della vocazione garantista» e appoggi la riforma Nordio: «Non perfetta, certo, ma segna un cambiamento nella direzione auspicata da Tortora. E abbiamo il dovere di ragionare sul merito, senza fermarci al riflesso condizionato dell’opposizione».
IL GIORNALE
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