La guerriglia interna al governo
Marcello Sorgi
Chissà se è proprio vero, come è stato fatto circolare ad arte ieri dopo l’inasprirsi delle polemiche tra Lega e Fratelli d’Italia, che Meloni sarebbe pronta a tornare al voto, se il suo maggiore alleato volesse portarcela, rompendo l’alleanza e mandando in crisi il governo, a soli nove mesi dal suo esordio. Anche solo ventilare una minaccia del genere non sarebbe grande segno di lucidità politica per la premier che ha fatto fino a pochi giorni fa una cavalcata trionfale, dopo la vittoria alle elezioni politiche del 25 settembre 2022. Intanto perché basarsi sui sondaggi, la storia insegna, non sempre paga. Poi perché difficilmente una coalizione franata dopo così poco tempo potrebbe ripresentarsi di fronte agli elettori come se nulla fosse. E ancora perché, per isolati che appaiano, i casi dell’ex direttore delle Dogane (e attuale assessore della giunta regionale calabrese) Minenna e dell’ex deputato leghista Pini, nonché della ministra del Turismo Santanché delineano un contorno da questione morale che non ha mai portato bene a partiti che, quand’erano all’opposizione, la morale la facevano agli altri.
E allora, sebbene sia chiaro che la Lega ha in corso un’offensiva politica contro Palazzo Chigi, e chiedere a Santanché di presentarsi in Parlamento a chiarire è come chiederlo a Meloni che la sta difendendo, tocca a lei adoperarsi per riportare serenità all’interno della maggioranza. Può essere esagerato il lamento leghista che sostiene che la premier ne ha fatte ingoiare troppe al Carroccio, dalla nomina del nuovo comandante della Finanza a quella – mancata – del commissario per l’alluvione in Emilia-Romagna, che Salvini, da ministro dei Lavori Pubblici sostiene essere di sua competenza. Ed è sicuramente riduttivo considerare tutto questo frutto della campagna elettorale per le europee del prossimo anno.
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