Dalla tredicesima all’Irpef: ecco tutte le novità sul Fisco
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La delega fiscale inizia a prendere forma, assumendo una fisionomia che rispecchia i contenuti del programma del centrodestra premiato dagli italiani alle elezioni politiche. La commissione Finanze alla Camera ha iniziato l’esame degli emendamenti: il governo ha presentato un pacchetto di 10 proposte di modifiche; il termine per presentare gli emendamenti è stato fissato per domani mattina alle 12. Il Fisco del nostro Paese si prepara così a cambiare attraverso una serie di novità sia per i lavoratori dipendenti sia per gli autonomi. Sono diverse le misure che di fatto segneranno un vero e proprio cambio di passo rispetto al passato. Dalla riduzione di tasse sulla tredicesima fino all’Irpef a rate passando per la flat tax: ecco cosa può cambiare.Riforma del fisco, tasse a rate e acconti ridotti
Tredicesima e flat tax
Come riferito dall’Ansa, un emendamento del governo alla delega fiscale prevede una detassazione sulla tredicesima. La rotta tracciata dall’esecutivo è quella di dare sostegno al lavoro dipendente intervenendo attraverso la leva fiscale. Allo stesso tempo viene messa in modalità d’attesa la flat tax incrementale: il comma che la prevedeva viene sostituito con “l’applicazione, in luogo delle aliquote per scaglioni di reddito di un’imposta sostitutiva Irpef e delle relative addizionali, in misura agevolata sui premi di produttività, sulle retribuzioni corrisposte a titolo di straordinario che eccedono una determinata soglia e per i redditi riconducibili alla tredicesima”.
Irpef a rate per gli autonomi
Un emendamento dei relatori alla delega fiscale stabilisce una periodicità mensile per il versamento degli acconti e dei saldi delle tasse per autonomi e professionisti. Al centro della modifica potrebbero finire le modalità di versamento dell’Irpef dovuta dai lavoratori autonomi, dagli imprenditori individuali e da tutti i contribuenti “cui si applicano gli indici sintetici di affidabilità fiscale”.
In sostanza si dovrebbe mantenere l’attuale sistema di calcolo del saldo e degli acconti anche previsionale, senza penalizzazioni per i contribuenti. Una “più equa” distribuzione delle tasse potrebbe passare pure tramite un meccanismo di progressiva introduzione della periodicità mensile degli acconti e dei saldi e l’eventuale riduzione della ritenuta d’acconto. Viene precisato che l’intervento è “senza maggiori oneri pe la finanza pubblica”.
Il controllo sul gioco illegale
Nell’ottica del contrasto alla pratica del gioco illecito sarà fondamentale il coinvolgimento della Guardia di finanza. Il testo stabilisce che la definizione dei piani annuali di controlli sia fatta di concerto con il Comando generale della Gdf. Nella relazione illustrativa si legge che si mira non solo ad assicurare “il più efficace coordinamento delle attività di controllo del settore” ma anche a garantire “incisività al dispositivo di contrasto”.
La stretta sulla cannabis light
La stretta sulla cannabis light comprende il divieto di vendita per i minorenni, la tassazione come per le sigarette e l’introduzione di un regime autorizzatorio da parte dell’Agenzia delle dogane. La commercializzazione sarebbe limitata prevalentemente alle rivendite di generi di monopolio o punti di vendita specializzati con patentino per la vendita di generi di monopolio. Scatterebbe il divieto di vendita a distanza, nei distributori automatici e di pubblicità.
La tassa minima globale per le multinazionali
Si va verso l’introduzione della tassazione minima globale. Ci si potrebbe avvalere pure della facoltà di introdurre una disposizione interna secondo cui l’imposizione mimima globale è applicata alle imprese del gruppo situate nel territorio dello Stato italiano se e nella misura in cui si verifica una sotto-imposizione, fino al raggiungimento dell’aliquota minima effettiva del 15%. In tal modo si vuole recepire nell’ordinamento la direttiva Ue per “garantire un livello di imposizione fiscale minimo globale per i gruppi multinazionali di imprese e i gruppi nazionali su larga scala nell’Unione”.
Smart working e residenza fiscale
Un emendamento riformulato alla delega fiscale approvato in commissione Finanze alla Camera prevede di adeguare la residenza fiscale anche alla prestazione lavorativa in smart working. La delega prevede che si provveda alla “revisione della disciplina della residenza fiscale delle persone fisiche, delle società e degli enti diversi dalle società come criterio di collegamento personale all’imposizione, al fine di renderla coerente con la migliore prassi internazionale e con le convenzioni sottoscritte dall’Italia per evitare le doppie imposizioni, nonché coordinarla con la disciplina della stabile organizzazione e dei regimi speciali vigenti per i soggetti che trasferiscono la residenza in Italia”.
nonsolofole @ Giugno 21, 2023
Gay, donne e sacerdoti sposati: il sinodo “arcobaleno” del Papa
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Le sfide che la Chiesa dovrà affrontare nel prossimo futuro sono un elenco puntuale e deciso di tematiche e quesiti sollevati direttamente dai fedeli e che vanno dall’accoglienza alle persone omosessuali fino alla possibilità di preti sposati. Richieste scritte nero su bianco nell’Instrumentum Laboris, una sorta di documento-guida su cui il Sinodo dei vescovi dovrà confrontarsi a ottobre prossimo. Il documento è stato presentato ieri in Vaticano, «sulla base di tutto il materiale raccolto durante la fase dell’ascolto, e in particolare dei documenti finali delle Assemblee continentali» in quest’ultimo anno. «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione»: questo il titolo dell’Assemblea sinodale che radunerà in Vaticano i vescovi di tutto il mondo. Per la prima volta il documento contiene anche i suggerimenti arrivati dai fedeli.
Tra le richieste un’accoglienza verso le persone Lgbtq, la possibilità per i divorziati risposati di accostarsi alla comunione e un maggior potere alle donne nei ruoli chiave del governo della chiesa. «I Documenti finali delle Assemblee continentali menzionano spesso coloro che non si sentono accettati nella Chiesa, come i divorziati e risposati, le persone in matrimonio poligamico o le persone Lgbtq», si legge nell’Instrumentum Laboris.
Il documento contiene anche un lungo elenco di drammi: «dalle troppe guerre che insanguinano il nostro pianeta» alla «minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici» fino a «un sistema economico che produce sfruttamento, disuguaglianza e scarto».
Il testo è la risposta ad alcuni quesiti (17 i principali), frutto delle esperienze e degli organismi aventi diritto (come le Conferenze episcopali), che hanno fatto sintesi di migliaia di contributi di organismi intermedi, inviati liberamente da diocesi e parrocchie, associazioni ecclesiali e gruppi di fedeli. Di queste risposte il Consiglio di segreteria, presieduto da Papa Francesco, ha fatto sintesi appunto nell’Instrumentum Laboris.
Il ruolo delle donne, in primis. «Le donne che hanno partecipato alla prima fase del Sinodo hanno espresso con chiarezza un desiderio: che la società e la Chiesa costituiscano un luogo di crescita, di partecipazione attiva e di sana appartenenza per tutte le donne. Chiedono alla Chiesa di essere al loro fianco per accompagnare e promuovere la realizzazione di questo desiderio. Le donne svolgono un ruolo di primo piano nella trasmissione della fede, nelle famiglie, nelle parrocchie, nella vita consacrata, nelle associazioni e nei movimenti e nelle istituzioni laicali, e come insegnanti e catechiste. Come riconoscere, sostenere, accompagnare il loro già notevole contributo?». Ritorna poi la richiesta di considerare la questione diaconesse.
Viene rinviata all’assemblea dei vescovi anche la questione di avere sacerdoti sposati: «È possibile, come propongono alcuni continenti, aprire una riflessione sulla possibilità di rivedere, almeno in alcune aree, la disciplina sull’accesso al Presbiterato di uomini sposati?», è una delle domande che verrà sottoposta ai lavori di ottobre.
nonsolofole @ Giugno 21, 2023
Autostrade, in alcuni tratti i limiti di velocità saranno più alti. Il piano del governo
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«Noi giovedì arriviamo» in Consiglio dei ministri, «come promesso, dopo mesi di lavoro e di audizioni con il disegno di legge sulla sicurezza stradale che non è un decreto chiuso, ma è un disegno di legge a cui il Parlamento potrà apportare tutti i miglioramenti, cambiamenti ed emendamenti possibili». Ad annunciarlo è il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, a margine dell’assemblea a Roma di Assarmatori, che svela anche un’altra novità allo studio del suo dicastero: in alcuni tratti delle autostrade sarà possibile andare oltre il limite dei 130 chilometri orari. «Lo stiamo studiando con le società che gestiscono le autostrade laddove c’è un tasso di incidentalità pari allo zero e ci sono tre o quattro o cinque corsie, come sulla Milano-Laghi, in alcuni orari poter alzare anche il limite di velocità dagli attuali 130 come in tanti paesi europei. Ovviamente, non penso al nodo Cormano-viale Certosa a Milano dove già se fai a 30 chilometri orari è tanto», spiega il ministro che proprio ieri ha tenuto una riunione per lo sblocco dei lavori di una infrastruttura strategica come la Gronda di Genova. Diverse le novità previste nella riforma del codice della strada.
nonsolofole @ Giugno 21, 2023
Perché a Roma serve Parigi
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Francesca Sforza
Tra Italia e Francia ci vorrà la politica, stavolta, per superare i risentimenti dovuti alle passate crisi diplomatiche e a una scarsa chimica tra i due leader. E nell’incontro che c’è stato ieri a Parigi, ufficialmente per sostenere la candidatura di Roma all’Expo del 2030, sia Giorgia Meloni che Emmanuel Macron sono arrivati con la convinzione che il vero dossier su cui è necessario stabilire un canale di comunicazione si chiami patto di stabilità. Certo, non sono mancate le dichiarazioni congiunte sull’importanza di trovare soluzioni per il Mediterraneo, sulla centralità della difesa di una posizione filo-ucraina, sulla necessità di rafforzare i legami bilaterali, ma il punto dirimente è che senza la Francia, l’Italia non riuscirà mai a superare le resistenze dei tedeschi e dei paesi cosiddetti “frugali” per una ridefinizione dei parametri del patto di stabilità. E anche la Francia, in un momento in cui l’asse con i tedeschi non dà vita a particolari alzate d’ingegno, sa benissimo che l’Italia può essere un ottimo sparring partner, almeno per questo tratto di strada. I due leader sono entrambi convinti che non si possa consentire “un ritorno a parametri inadeguati” e che la vera sfida della governance europea debba ruotare sugli investimenti, più che sul controllo del debito.
Ora la domanda è: l’unità d’intenti sul dossier finanziario sarà in grado di superare il fatto che il tessuto industriale italiano è comunque molto più simile a quello tedesco che a quello francese (con tutto ciò che ne deriva a livello di accordi intermedi e alleanze di segmento), e che Emmanuel Macron rappresenta, per Giorgia Meloni, un chiaro elemento di disturbo sul fronte degli schieramenti europei in vista del voto del 2024? Mentre su questo secondo punto gioca a favore della concordia il fatto che Marine Le Pen guardi più alla Lega di Salvini che a Fratelli d’Italia – fattore che potrebbe cementare una vicinanza tattica tra Macron e Meloni – sul primo si tratterà, appunto, di strutturare un’intesa politica. Un esempio pratico? Sulla riforma del mercato elettrico, nell’ultimo consiglio dei ministri dell’Energia, che si è tenuto due giorni fa a Lussemburgo, la Germania ha cercato l’appoggio dell’Italia in opposizione alla Francia, e lo ha ottenuto, col risultato di schierare Roma al suo fianco isolando Parigi. Non si tratterà di un’eccezione, è probabile che accada nel prossimo futuro anche per altri dossier, rendendo dunque molto delicato il lavoro di un’intesa politica con la Francia. Alla fine, si torna sempre ai vecchi schemi e alle alleanze cementate nei decenni, e l’Italia – di fronte alla scarsa solidità dell’intesa franco-tedesca e al vuoto lasciato dalla Gran Bretagna – può tornare a riproporsi come “potenza di mezzo” in grado di fare la differenza.
nonsolofole @ Giugno 21, 2023
La Nato sta per varcare il Rubicone: polacchi pronti a combattere i russi
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DOMENICO QUIRICO
La realtà della guerra, il suo corso subiscono un certo giorno trasformazioni che ricordano quelle della terra quando un terremoto ne smuove le viscere. Il movimento all’inizio è impercettibile, l’ondeggiare di una lampadario o la caduta isolata di un soprammobile, lo si nota appena, non si comprende cosa accada… è qualcosa che non puoi vedere toccare eppure sta accadendo. E cambierà tragicamente, radicalmente la vite di milioni di uomini, le nostre vite di ignari cittadini di un secolo accecato da una mediocre ipocrisia. Fu così, ad esempio, nel 1914 quando un ignoto studente uccise un erede al trono a Sarajevo. Poco più che cronaca nera. A Londra si continuò a bere il tè alle cinque in tutti i club, a Parigi gli Champs-élysées erano affollati più al solito, a Berlino il cartellone degli spettacoli non subì alcuna variazione.
La guerra in Ucraina è andata avanti, da un anno, nel suo crescendo sornione e inarrestabile segnata da questi continui piccoli movimenti: le forniture di armi sempre più sofisticate, i bombardamenti di rappresaglia russi sulle città, la incriminazione di Putin che ha affossato giuridicamente ogni trattativa, i sabotaggi dei timidi tentativi di mediazione. Abbiamo scavalcato quasi senza accorgerci infiniti Rubiconi immaginari, una azione invisibile e silenziosa, contro cui non sembra esserci difesa, che i geologi chiamano terremoto e gli strateghi guerra totale, feroce e materialista, ben raggrumata di rancori e di odio. Anche se le carte geografiche non sono state cambiate e la linea del fronte è sempre lì, quasi immobile, dopo che è stata tagliuzzata e ricucita infinite volte da offensive e controffensive egualmente inutili, ti accorgi che sei entrato in una fase nuova, più grande e insidiosa, e non potrai anche volendo tornare indietro. Di colpo tutto è diventato incerto, come quando uno comincia a dire bugie.
Il nuovo balzo in avanti nella guerra non si avviluppa alla qualità delle armi da fornire alla Ucraina, ad esempio gli aerei da combattimento F16. Una linea superata con la consueta tattica di scavalcare silenziosamente ciò che fino a un minuto prima ufficialmente si è dichiarato come “non all’ordine del giorno”. Provvedono, dopo qualche moina, forniture volontarie di qualche paese Nato più battagliero. In fondo non siamo una alleanza democratica e tra eguali?
Il nuovo passaggio a cui ci stiamo apparecchiando è la discesa sul terreno di contingenti militari della Nato a fianco dell’esercito ucraino per scardinare le difese nemiche nei territori occupati. E provocare, perché no? la rotta russa. A capofila di questo sciagurato sviluppo, palesato dalla balordaggine delle parole dell’ex segretario della Nato, il danese Rasmussen, è la Polonia. Varsavia, che ha già sul campo di battaglia molti “volontari” nelle cosiddette brigate internazionali, sembra pronta a spezzare il fragile tabù del non intervento occidentale; in linea con il ruolo di alleato di ferro degli americani sul “limes” europeo che i governanti di Varsavia si sono assunti in quel sanguinoso parco tematico della guerra moderna che è diventata l’Ucraina. Si voglion saldare i conti, come non ricordarlo? per le innumerevoli ferite che il trogloditismo russo, zarista e staliniano, ha inferto alla Polonia negli ultimi tre secoli. Si rinfrescano mai sopite e gloriose rimembranze dell’Armata rossa in fuga davanti alla petulante cavalleria del maresciallo Pilsudski.
Ci sono anche in questa determinazione pro ucraina considerazioni di politica interna. Essere la punta di lancia nella guerra contro l’aggressione russa è un lasciapassare infrangibile per tutte le accuse e i dubbi che la Commissione europea accumula sulla politica interna in tema di diritti del governo di Varsavia. La guerra serve, eccome. Non solo al fatturato di armaioli di ogni latitudine e dimensione. E non solo ai polacchi. Di un analogo impiego come certificato di buona condotta si serve anche il governo italiano di centrodestra.
Si avvicina dunque la caduta della mediocre finzione della non belligeranza che ci ha messo finora al riparo dalla coscienza dei pericoli di questa guerra. Presentarla con la maschera di iniziativa autonoma al di fuori della Nato dovrebbe evitare, secondo gli ideatori, lo scattare dell’impegnativo articolo 5 che impegna tutti gli alleati in una guerra comune. Dovremo prima o poi tutti immischiarci nella tragedia ucraina mentre finora abbiamo accumulato le buone ragioni per non accostarsi troppo. La guerra falcia agnostici e dogmatici.
nonsolofole @ Giugno 21, 2023
Le due anime straniere del Pd
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Lucia Annunziata
Le parole che hanno toccato più da vicino la ferita le ha pronunciate Peppe Provenzano, primo Cavaliere della Segretaria, uno dei non molti pontieri fra l’ieri e l’oggi del Pd. «Non mi sono mai piaciuti i caminetti, ma dobbiamo trovare luoghi dove maturino democraticamente le decisioni. La comunicazione viene dopo la politica. Dobbiamo guardare al mondo fuori da noi, ma la nostra comunità è un patrimonio di cui prenderci cura».
Una ammissione: nel Pd manca persino un luogo fisico in cui ritrovarsi, passarsi informazioni discutere magari litigare e magari ricomporre. «Il mondo fuori da noi» e la comunità «di cui prendersi cura», «la comunicazione» che «viene dopo la politica»: è il ritratto di una famiglia che vive separata in casa, di una forse rispettosa, ma disfunzionale convivenza, fra due lontananze, due diversi mondi.
La direzione del Pd attesa, rimandata, rimandata ancora, non è stata alla fine così aggressiva come molti avevano anticipato. Ma il processo alla Segretaria che nominalmente tutti volevano evitare, è stato celebrato – paradossalmente negandolo. Rassicurando la Segretaria della massima cooperazione, infatti, ogni intervento ha finito con il sottolineare, nella rassicurazione, il fronte dello scontento. Schlein a sua volta non ha taciuto – rispondendo con un non meno vigoroso prendere o lasciare. Sono qui, cioè in codice affermando di avere ogni intenzione di vender cara la pelle: «Basta con il logoramento del leader, non funzionerà, io sono qui e ci resto».
A dispetto dei toni, un duello ieri si è dunque aperto. Ma intorno a cosa? Intorno a quali forze, quali orientamenti? Certo non se stare o meno con il M5s, che è una scelta solo tattica, considerata la variabilità delle posizioni del M5s; e nemmeno sulla questione delle armi all’Ucraina, che per quanto drammatica non è ancora diventata ragione di scelte concrete, dunque di rottura interna.
Al fondo della difficoltà del Pd sembra esserci piuttosto il fatto che sotto lo stesso nome vivano in questo momento due esperienze, che hanno in comune molto poco in termini di identità: un movimento, quello di Schlein, derivante da un voto vasto ma esterno al partito; e un partito che possiede le chiavi di una immensa eredità di un secolo finito.
Questo è il punto di frizione. E lo si vede in tutto, nel linguaggio, nelle sensibilità, nella differente lista di interessi e obiettivi politici. Differenza che si proietta anche nella scelta delle parole, e, soprattutto, nello sguardo sulla realtà.
nonsolofole @ Giugno 21, 2023
Stanati 8.924 evasori totali, 45.041 i lavoratori in nero o irregolari
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Edoardo Izzo
ROMA. Un milione e mezzo di interventi, 99mila indagini, 83 mila controlli doganali sulle merci in entrata in Italia, oltre 177mila giornate/ uomo in servizi di ordine pubblico. E ancora: quasi 20 mila denunce per reati tributari e sequestri di beni per frodi fiscali per quasi 5 miliardi. Sono solo alcuni dei numeri con cui la Guardia di Finanza si presenta all’appuntamento del 21 giugno con il proprio 249° anniversario dalla fondazione. All’epoca si chiamava “Legione Truppe Leggere”: era stata pensata come uno speciale Corpo militare che già prima dell’unità d’Italia aveva compiti complessi, dal vigilare sui diritti doganali al difendere i confini del Regno. Dopo quasi duecentocinquant’anni, quello che non è cambiato per le Fiamme Gialle è l’impegno “a tutto campo” nel contrastare gli illeciti economico-finanziari e le infiltrazioni della criminalità nell’economia, a tutela di famiglie e imprese.
Questo nel dettaglio gli aspetti principali del il bilancio operativo delle attività della GDF nei diversi capitoli che la vedono coinvolta, nell’arco dell’ultimo anno e mezzo, dal gennaio 1922 al maggio 2023.
Frodi ed evasioni fiscali
Stanati 8.924
evasori totali, completamente sconosciuti al fisco (molti attivi su
piattaforme di commercio elettronico) e 45.041 lavoratori in “nero” o
irregolari, scoperti 1.246 casi di evasione fiscale internazionale,
denunciate 19.712 persone per reati tributari. E ancora: contrasto al
contrabbando e al gioco illegale. Ma quel che spicca di più, in epoca di
bonus, è il sequestro di crediti inesistenti per un ammontare di circa
5,4 miliardi nell’ambito delle indagini su crediti d’imposta agevolativi
in materia edilizia ed energetica.
Danni erariali
Specifica e cruciale l’attività svolta nel comparto della tutela della
spesa pubblica, vigilando sul corretto utilizzo delle risorse nazionali e
dell’Unione europea. Complessivamente nell’ultimo anno e mezzo la GDF
ha svolto 50.171 interventi nel settore e 19.935 indagini delegate dalla
magistratura nazionale ed europea: 35.651 i soggetti denunciati e 5.766
segnalati alla Corte dei conti per l’accertamento di danni erariali per
oltre 3,33 miliardi di euro. Scoperte inoltre frodi ai danni delle
risorse Ue per oltre 491 milioni e analoghe frodi sulla spesa
previdenziale e assistenziale nazionale per altri 852 milioni. Sono
stati infine 24.290 i controlli eseguiti in tema di reddito di
cittadinanza per un totale di 18.240 denunce in relazione a 203 milioni
indebitamente richiesti o percepiti. Mentre ammontano a 3.944 le persone
denunciate – di cui 291 tratte in arresto – per corruzione e delitti
contro la P.A.
Il costo dell’evasione fiscale: 1.700 euro a testa
Fabrizio Goria 20 Giugno 2023
Criminalità organizzata
È uno dei capitoli più ricchi dell’attività espletata dai finanzieri: sono stati 1.572 gli interventi in materia di riciclaggio e autoriciclaggio, che hanno portato alla denuncia di 5.066 persone, di cui 379 tratte in arresto, e al sequestro di beni per un valore di oltre 1,7 miliardi, mentre ammontano a circa 43 milioni i sequestri per usura e a 240mila le segnalazioni di operazioni sospette analizzate, di cui quasi 750 attinenti al finanziamento del terrorismo. Ai confini terrestri e marittimi sono stati eseguiti oltre 23.400 controlli sulla circolazione della valuta con la scoperta di illecite movimentazioni per oltre 247 milioni e l’accertamento di 10.494 violazioni.
nonsolofole @ Giugno 21, 2023
Riforma della giustizia, se si parte col piede sbagliato
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Dalle dichiarazioni d’accompagnamento traspare una conflittualità che lascia presagire poco di buono
Purtroppo anche questa «riforma della giustizia», primo capitolo di un più ampio disegno politicamente targato e rivendicato dal governo Meloni e dal suo Guardasigilli Carlo Nordio, è partita con il piede sbagliato. Non tanto e non solo per i contenuti, quanto per le dichiarazioni d’accompagnamento da cui traspare un clima di conflittualità e da resa dei conti che lascia presagire poco di buono.
Sostenere, come ha fatto il ministro della Giustizia, che al Parlamento spetta fare le leggi e ai magistrati rispettarle, è un’ovvietà che nessun giudice o pubblico ministero ha mai contestato. Ma aggiungere che i magistrati non possono criticarle così come i politici non possono criticare le sentenze sembra più che una forzatura; perché quasi non c’è sentenza su questioni di pubblico interesse che non abbia suscitato critiche (o entusiasmi, a seconda degli esiti) da parte dei politici, e perché non si capisce in base a quale logica i magistrati (al pari di avvocati, giuristi e ogni altro operatore del diritto) non possano dire la loro sulle norme che dovranno applicare.
Non a caso è prassi che il Parlamento proceda alle audizioni di togati e professori, prima di decidere. Togliere legittimità alle voci critiche, tacciandole di «interferenze», non pare un modo per confrontarsi, bensì per screditare una controparte. Vissuta come tale, anziché come un altro ramo delle istituzioni al servizio dei cittadini.
Semmai bisognerebbe far capire perché — come nel caso specifico — non una delle controindicazioni all’abrogazione dell’abuso d’ufficio sia stata presa in considerazione o considerata degna di replica, che non fosse quella di un reato inutile e dannoso poiché a fronte di migliaia di iscrizioni sul registro degli indagati le condanne si contano sulle dita di due o tre mani.
Un ragionamento a doppio taglio: se ne può infatti dedurre che è tutto da buttare, ma anche che i controlli di legalità funzionano. A costo, però, della paralisi burocratica, per la «paura della firma» che blocca la pubblica amministrazione e fa dire alla quasi totalità di sindaci e assessori (compresi quelli di sinistra, come Nordio ripete ad ogni occasione) che è giusto cancellare quel reato. Peraltro più volte riscritto e ridimensionato, l’ultima nemmeno tre anni fa. Tuttavia ci si potrebbe chiedere: da che deriva la «paura della firma»? Dal controllo giudiziario su ipotetiche violazioni che il più delle volte si rivelano inconsistenti, o da una cultura coltivata in questi decenni per cui basta una denuncia per finire non solo sotto inchiesta, ma anche sotto un immediato processo politico e mediatico, prima ancora del verdetto giudiziario?
nonsolofole @ Giugno 21, 2023
Maturità 2023, oggi la prima prova: tracce e soluzioni del tema di italiano
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di Valentina Santarpia
Oggi, martedì 21 giugno, il via all’Esame di Stato con la prima prova di italiano, uguale per tutti gli studenti e le studentesse alle prese con la Maturità. L’inizio della prova è previsto alle 8:30
Martedì 21 giugno iniziano gli esami di
maturità: ad aprire il calendario delle prove è il tema di italiano,
uguale per tutti gli studenti. Quest’anno la maturità torna ad essere
l’esame completo, con due prove scritte, preparate dal ministero, e
l’orale. La prova inizia alle ore 8:30, quando verranno svelate le
tracce e gli studenti potranno iniziare a scrivere il tema.
Ore 08:25 – Studenti puntano su Svevo, Costituzione, guerra
Oggi saranno un blocco compatto, pronto a confrontarsi con lo scritto di Italiano. Ma, fino a poche ore fa, i maturandi erano divisi in tre universi paralleli. Secondo un sondaggio effettuato dal portale Skuola.net – su un campione di 1.000 ragazze e ragazzi – circa 4 su 10 hanno passato gran parte della vigilia dell’esame a celebrare il momento, quasi 1 su 3 ne ha invece approfittato per fare l’ultimo ripasso, la parte restante ha cercato di fare finta di niente e di passare una sera come le altre. Ma c’è una cosa che li ha uniti tutti trasversalmente: l’insonnia. Quasi 1 su 2, infatti, ha avuto grosse difficoltà ad addormentarsi, forse in preda all’agitazione. E un altro terzo abbondante ce l’ha fatta ma con grande fatica. Ad alimentare il loro stato d’animo, probabilmente, anche il fatto di dover affrontare un esame tornato alla sua formula «completa». In base ai primi dati sull’audience generato dal sito, tra le 20 e le 8 del mattino, oltre 267.000 studenti sono transitati sulle pagine del portale. Che corrispondono a circa 1 maturandi su 2. Gran parte del traffico, oltre che sulla «Notte prima degli esami», si è concentrato sugli spunti considerati papabili per comparire tra le tracce di prima prova. Per gli autori, lanciatissimo Italo Svevo con la sua opera di riferimento «La coscienza di Zeno». Per il testo argomentativo e l’attualità, invece, si è puntato forte su Intelligenza Artificiale, Guerra in Ucraina, Violenza sulle donne, Costituzione Italiana. Temi che, grosso modo, corrispondono agli argomenti più citati nel toto-esame degli studenti. Manca poco per verificare se le loro sensazioni erano quelle corrette.
Ore 08:24 – Meloni: ricordo ansia ma affrontatela a testa alta
«È arrivato il giorno degli esami di maturità. Ricordo l’ansia, ma quello che succede oggi lo ricorderete tutta la vita». Giorgia Meloni rivolge così via Instagram il suo in bocca al lupo ai maturandi. «Affrontatelo a testa alta», è quindi l’auspicio del presidente del Consiglio a proposito del giorno fatidico.
Ore 08:20 – Rete studenti: «Siamo in ansia per una prova inutile»
Questa mattina, prima dell’ingresso a scuola per la prima prova dell’esame di maturità, studenti e studentesse della Rete degli Studenti Medi del Lazo si sono mobilitati «per denunciare ancora gli effetti di questo sistema d’istruzione sulla salute mentale». Quest’anno ritorna la maturità con due prove scritte e l’orale, proprio come prima della pandemia. «Dalla crisi – dicono i ragazzi – sarebbe potuto nascere un nuovo modo di vedere la conclusione dei cinque anni passati alle superiori». Era stata infatti proprio la Rete degli Studenti Medi a chiedere che si trovasse un sistema per valutare il percorso scolastico, che non fosse tutto racchiuso in poche ore alla fine dell’ultimo anno. «La didattica frontale, la valutazione numerica, la bocciatura, questa maturità, sono un modo antico di vedere l’istruzione. Invece che la costruzione di un percorso di apprendimento delle conoscenze, un’affannosa competizione per arrivare ad avere nella media un decimale in più del compagno di classe. Tutto questo, ovviamente, a discapito della salute mentale. Oggi abbiamo voluto dire che siamo in ansia – dice Tullia Nargiso della Rete degli Studenti Medi del Lazio – Le problematiche legate alla salute mentale sottolineate dalla pandemia vengono esasperate dal nostro sistema scolastico. Questa maturità, decisa senza interpellare la volontà di studenti e studentesse, va in questa direzione e non possiamo che denunciarne la gravità. Vogliamo che la maturità non sia più un momento in cui spingere al limite studenti e studentesse. Vogliamo che non sia una valutazione numerica a definire un percorso di cinque anni.»
Ore 08:19 – Renzi: è dura ma resta tra i momenti più intensi della vita
«Un abbraccio speciale a chi sta entrando nelle aule per la maturità. Sappiamo che è dura ma vi resterà addosso come uno dei momenti più intensi della vostra vita». Lo scrive su Twitter il leader di Italia viva, Matteo Renzi, in occasione dell’inizio degli esami di Maturità. «E allora dateci dentro, alla grandissima. In bocca al lupo», conclude.
nonsolofole @ Giugno 21, 2023
Sottomarino disperso, i soccorritori hanno sentito «colpi» e altri suoni e segnali
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di Viviana Mazza
I rumori potrebbero essere stati prodotti dalle persone a bordo per indirizzare le ricerche dei soccorritori. Nel 2018 un dipendente avanzò dei dubbi sulla sicurezza del mini sommergibile sperimentale e venne licenziato dalla OceanGate
DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
NEW YORK – Durante la ricerca del Titan i sonar hanno captato quelli che sembrano essere rumori di colpi. Darebbero la speranza che le cinque persone a bordo del sommergibile, scomparso dopo l’immersione domenica per una spedizione turistica intorno al Titanic, siano ancora vive.
Lo scrivono i media americani citando come fonte un’email inviata al dipartimento per la sicurezza interna di Washington. Secondo il documento i colpi si sarebbero sentiti per ore, a intervalli di 30 minuti; dopo la prima segnalazione, il sonar è stato utilizzato di nuovo quattro ore dopo nella stessa area dove il sommergibile e i rumori si sentivano ancora. Almeno due delle persone a bordo – gli esploratori Hamish Harding, con diploma di pilota, e Paul-Henri Nargeolet, ex sub della Marina francese – hanno lunga esperienza di missioni in luoghi estremi e sono certamente consapevoli dei mezzi e degli strumenti con cui vengono cercati: potrebbero dunque aver istruito i compagni ad alternarsi nel produrre questi suoni nel tentativo di essere localizzati. LEGGI ANCHE
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Intanto emerge che sin dal 2018, quando era ancora in fase di sviluppo, c’erano dubbi sulla sicurezza del Titan. Quell’anno un dipendente dell’azienda, David Lochridge, è stato licenziato dopo aver espresso perplessità sullo scafo sperimentale in fibra di carbonio: sosteneva che erano necessari ulteriori test e una certificazione da parte di un ente indipendente. I suoi avvertimenti sarebbero stati ignorati finché non scrisse un rapporto; allora fu chiamato a colloquio con lo stesso amministratore delegato Stockton Rush che si trova ora a bordo del sommergibile.
nonsolofole @ Giugno 21, 2023